mercoledì 16 dicembre 2015

Come attraverso uno Stargate..

Sono le 9.30 e ho appena fatto colazione. Guardo il paesaggio scorrere dal finestrino mentre in sottofondo suona "Bad" degli U2. Sono in un vecchio treno, rarità da queste parti, che collega Mombasa sulla costa del Kenya con Nairobi. Abbiamo lasciato Mombasa ieri sera verso le 19 e arriveremo, forse, verso le 17. E' da quando sono partito che mi viene in mente Terzani quando descriveva i suoi interminabili viaggi via terra in Asia in questi fatiscenti vecchi treni. La dimensione del treno è sempre magica, e d'altronde è tra i più vecchi mezzi di trasporto, ancora a misura d'uomo e di occhio. Qui ti senti davvero un viaggiatore di un altra epoca. Guardo i baobab disseminati ovunque con la loro buffa forma tozza, con il tronco esagerato, e mi viene in mente il Piccolo Principe e il suo pianeta con i Baobab. anche il viaggio e come un baobab, con radici possenti che penetrano e si aggrappano in profondità.Tra due giorni ho il volo di rientro, e come sempre questi ultimi momenti sono importanti e delicati tanto quanto le procedure di rientro sulla terra per gli astronauti. Tornare a casa è sempre una sfida, a volte quasi più del viaggiare. Tornare è un Arte, portando con se non più uno ma due bagagli, quello portato da casa e quello guadagnato in viaggio. Tornare alle origini, profondamente cambiato ma pur sempre lo stesso. Unire questi due mondi è magia, alchimia e rappresenta la reale maturazione dell'esperienza del viaggio. E' come se negli anni, il vero lavoro sia quello del perfezionare il rientro, metabolizzare e unire, fondere i mondi e dare vita a nuovi se, evoluzioni dello stesso nucleo che si espande e conquista terre interiori.

Guardo il paesaggio e penso a questi tre mesi di viaggio. Mi pare impossibile siano solo tre mesi. Mi pare passato un anno. Rivedo le varie fasi dal mio arrivo in Uganda ad ora. Ricordo il mio stupore nello scendere la scaletta dell'aereo nel continuare a dire a me sesso "l'ho fatto davvero, sono davvero in Africa!!". E ora, tre mesi dopo e' tutto già storia, ho ricordi profondi e stupendi e mi sento di essere stato parte di questi luoghi anche se per poco. Allargo poi la visuale e rivedo l'anno intero, dai primi mesi ad ora. L'incidente di mia nonna e lo stravolgimento famigliare, il duro lavoro con gli anziani in Inghilterra, la ricerca di un nuovo equilibrio a Oxford e il lavoro in Norvegia con l'inattesa separazione. Anno duro, ma finale col botto, con lieto fine in questo viaggio gravido di intuizioni, di visioni e forza.

Stranamente puntuale arrivo alle 17.10 a Nairobi e mi trovo con il couchsurfing che mi ospiterà per due giorni.
Saranno due giorni interessanti, studiando Kiswahili con una ragazza amica delle figlie del tipo che mi ospita. Tuttavia ci sarà poco scambio umano, causa una TV accesa 16 ore di fila - e spenta da me la notte visto che ci dormivo accanto ma con gran stupore del figlio che non capiva perché - che col volume a palla ipnotizzava i presenti compreso il sottoscritto prosciugando ogni desiderio di parlare e interagire.

Negli ultimi giorni, causa wifi assenti e black out vari nel quartiere di Nairobi dove vive questa famiglia, non sono riuscito ad aggiornare il blog, anche per colpa della tastierina che perde un po di colpi e rende difficile digitare.

Ora però vi faccio fare un piccolo salto e siamo in aeroporto. Sono le 21.00 e tra 50 min apre l'imbarco per il volo che sarà alle 22.50.

Ascolto "Parallel Universe" dei Red Hot Chilli Peppers e penso che questo aereo sarà per me più come uno "stargate" che mi riporterà alla dimensione, all'universo precedente, che nel frattempo non sarà più lo stesso, così come pure io non sono più lo stesso. Come chiudere il cerchio, torno all'origine ma in una spirale ascendente dove lo stesso punto si trova in po più in alto. Il lavoro adesso e' re-sincronizzare, ricalibrare l'immagine per fondere le due dimensioni e unirle in un'unica realtà.
Ora vado, col prossimo aggiornamento che sarà da Treviso raccontando qualche pezzo di viaggio arretrato.
Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito e incoraggiato nello scrivere, é importante e rende tutto questo reale perché condiviso.

A presto da TV ció..

sabato 12 dicembre 2015

Imbarcati in una nuova magia..

Ci sono un Australiano, due Italiani, una Tedesca e un Kenyota bianco che vive e studia biologia marina in Svezia, che guardano il mare ispirati. No, non è una barzelletta, ma un momento speciale di quelli che accadono spesso così dal nulla. Siamo sulla spiaggia di Kilifi a due passi dall'ostello. Stiamo guardando il tramonto e ci sentiamo ispirati. Guardiamo una barca ancorata poco distante dalla riva.


E' una barca enorme, in stile arabo, costruita completamente in legno come quelle che venivano usate per mercanteggiare spezie e prodotti tra l'Asia e l'Africa. Ma la cosa più incredibile è che è costruita a mano, non da cantieri professionali e con strumenti moderni ma da semplici sognatori che seguendo una visione, con tanta pazienza hanno materializzato questa meraviglia. Ogni singola parte della barca è ricavata da alberi tagliati opportunamente da loro. Ed è enorme davvero.


Saliamo a bordo dopo una breve nuotata e conosciamo Paolo, che è il cuore e la mente di questo progetto e che ci spiega dettagli interessanti delle mille avventure e difficoltà incontrate in questi quattro anni. Lui è un Italiano di Anzio che circa quattro anni fa ha deciso che voleva andare in Africa a costruire una barca, per poi con questa seguire le stagioni dei Monsoni e viaggiare nell'Oceano Indiano.


Follia? No! E' la potenza, la forza dei sogni che possono davvero spostare montagne e dare vita a visioni all'apparenza impossibili. La forza di questa idea è ora davanti ai miei occhi, in questa enorme meraviglia di legno che galleggia serena senza tempo, in una forma che richiama tempi antichi e tradizioni perdute, ma nel suo essere appena nata e impaziente di mille avventure di fronte a lei. Pulsa dell'energia di tutti coloro che c'hanno messo l'anima, ormai quasi prolungamento fisico dei loro corpi. Cerco di mettermi nei panni di Paolo, nel vedere in questo magico tramonto la forma di questa barca che senza questa follia, questo sogno impossibile, non sarebbe li davanti ai nostri occhi. Che ispirazione!! I sognatori sono degli esploratori, avanzano nel buio seguendo una bussola interiore che solo loro capiscono. Aprono vie prima inaccessibili e impensabili, e mentre tutti attorno li avvertono che la terra è piatta loro sanno che devono ascoltare quell'intuizione dentro di loro, senza lasciarsi distrarre. Creano così dei precedenti, aprono dei varchi dove altri possono seguirli e raggiungere luoghi e spazi prima sconosciuti.

Il sole scende verso l'orizzonte, e come impaziente di andare a dormire si tuffa nella vegetazione dall'altro lato della baia e scompare in pochi istanti. Con David decido di andare al mercato prima che sia troppo tardi a far rifornimento di frutta e verdura. Al ritorno dopo cena mi sento stanco ma soddisfatto. Oggi è stata una giornata stupenda, rilassata e tutto è accaduto per caso e in modo del tutto spontaneo. Tuttavia ho una gran voglia di farmi un tuffo in mare per rinfrescarmi e godermi una seconda volta la bioluminescenza del plancton, per chiudere in bellezza questa giornata. Vi starete chiedendo cosa diavolo è questa bioluminescenza. Bene, è un fenomeno davvero magico e tuttora poco compreso dalla scienza, ma molto simile al meccanismo biologico per cui le lucciole emanano luce. Anche il plancton infatti emana luce grazie ad alcuni organismi che lo compongono. Questo avviene con il movimento, quando viene agitata l'acqua e ovviamente anche quando si infrange sulle rocce o sulla riva. La magia inizia quando nuotando qualsiasi nostro movimento diventa una scia di luce. Scendo alla spiaggia da solo, e mi immergo nell'acqua tiepida. Stelle chiarissime nel cielo sopra di me e riflesse sulla superficie dell'acqua, ma che si confondo con una galassia di stelle che compare ad ogni mio movimento. Nuoto a rana e ad ogni più lieve spostamento sembrano uscire stelle dalle mie mani e che vanno a formare una scia luminosa. E' magico, incredibile, e ti fa tornare bambino a stupirti e sospirare incredulo e quasi commosso da tale bellezza.



Il contrasto tra il buio sotto la superficie dell'acqua e queste scintille di luce è stupendo. Siamo in una baia e il mare è piatto come una tavola, e nuotare e godere di questo spettacolo è un esperienza unica.

Fluttuo in questa magia per un tempo imprecisato, poi saluto e ringraziando la natura per questo spettacolo esco dall'acqua. Ancora trasognante mi avvio verso l'ostello per concludere con una bella dormita questa stupenda giornata, in attesa di un nuovo magico giorno.

giovedì 10 dicembre 2015

"Gita" fuori porta..

Musica reggae, ambiente super rilassato e bella gente. Sono nell'area comune di un ostello stupendo a Kilifi sulla costa del Kenya ad un ora da Mombasa. Sono venuto sparato da Kampala per godermi qualche giorno di mare e visitare la costa Kenyota prima del salto quantico che mi aspetta tornando a Treviso d'inverno. Come spesso negli ultimi quattro anni ho qualche problema a seguire le stagioni. Quest'estate l'ho passata al freddo della Norvegia, dove spesso c'erano anche solo 10 gradi, quando nello stesso istante a Treviso c'erano quaranta gradi. E ora quando nei miei luoghi è ormai inverno io son qui sulla costa che faccio vita da mare, il ritorno sarà uno shock!! Ma facciamo un passo indietro. Tutto è iniziato Domenica 6 Dicembre quando, mentre ero ospitato due ragazze Tedesche che ho conosciuto nel Safari, stavo prenotando il biglietto del bus diretto che va da Kampala a Mombasa. Prenoto, pago con carta e il sito conferma il ricevuto pagamento. Tuttavia non ricevo nessuna mail, nessun codice di transazione e nessun biglietto. Penso che mi spiegheranno l'indomani all'ufficio e così faccio. Il giorno dopo però all'ufficio non risulta nessun pagamento, ma nel mio conto online vedo l'operazione tra quelle ancora non contabilizzate ma di certo confermate. Nella stessa lista c'è il volo di ritorno con "Emirates" del quale ho già il biglietto confermato. A nulla serve mostrare il conto dal cellulare, c'è solo da aspettare che con i loro tempi africani facciano dei controlli. Passano due ore e arrivano le 10, e mi dicono di aspettare almeno fino alle 13. Sono spazientito, so di avere un lungo viaggio davanti a me e ho dormito poco, sono stanco e vorrei solo spegnere la testa, poggiarla contro il finestrino e addormentarmi cullato dal movimento della strada. Il sogno si infrange e capisco subito che questa storia è la classica candidata a durare almeno un paio di giorni. E allora mi torna fuori una gran voglia di libertà, di agire e decidere da me come va a finire. Ci penso poco e lo sento forte, decido di fare auto-stop! L'idea è fino a Mombasa, ma è una follia. A me però piacciono tanto queste follie e so che l'importante è partire, poi si vedrà. I sogni sono sempre delle piccole follie, perché sono azioni o desideri che nell'immaginario comune sono irraggiungibili, fuori dal buon senso comune. Tante cose tuttavia sfuggono ai sensi comuni, ma non per questo non significa che non esistano o non siano possibili. Sognare è come scolpire una figura nel marmo, seguendo un immagine mentale, una visione e portare, materializzare nel mondo fisico quella visione. Può essere un grande o un piccolo sogno, non importa, ciò che conta è cercare sempre quella dimensione nella quale le cose accadono, nella quale avviene la magia.
Parto allora deciso e prendo la strada che va verso Jinja, prima città nella direzione del confine con il Kenya a Busia. Inizio duro stavolta..troppe macchine che passano e nessuna si ferma. Stavolta poi devo stringere i tempi, se davvero voglio arrivare a Mombasa così. Sono circa 1100 km da dove sono ora, e non è uno scherzo in auto-stop. Il primo passaggio è un tipo che ha un agenzia turistica e mi avvicina alla mia meta di circa 40 km. Il secondo è un capitano dell'Esercito. Bella persona, gli racconto della mia vita precedente, quando 15 anni fa ero pure io un ufficiale dell'Esercito. Mi dice che il suo sogno è diventare un "consulente" cioè una persona fidata che parla con la gente e ne ascolta la vita, i problemi e tutto senza chiedere un soldo. Dice che qui la gente non si apre facilmente, ognuno si tiene i propri problemi per se. E' vero è una cosa che ho notato. Mi lascia anche lui dopo circa 40 km, ci scambiamo i contatti e ci salutiamo. Il terzo passaggio è un camion con a bordo tre uomini. Un giovane conducente, un signore anziano e un secondo giovane trasportato per andare all'ospedale di Jinja per un infezione. Il quarto ed ultimo passaggio è un commerciante, un ragazzo gentile e semplice che mosso da compassione perché aveva iniziato a piovere si ferma e mi da un passaggio fino quasi alla frontiera. Prima di fermarsi insiste per darmi dei soldi i quali cerco in tutti i modi di rifiutare ma che alla fine accetto. Ottomila scellini, circa 2 euro, ma più del doppio della cifra per gli ultimi 20 km fino al confine. Scendo saluto e per l'ultimo tratto prendo un matatu fino a Busia la cittadina di confine. Arrivo a Busia quasi alle 18, ed ero partito alle 10 da Kampala. Otto ore di auto-stop e sono solo a 200 km dalla partenza. Passo il confine, i controlli e le formalità e sono in Kenya! Dall'altra parte mi assalgono conducenti dei bus più disparati che vanno a Nairobi a Mombasa e qualche cittadina minore non lontana dal confine. Declino ogni offerta, devo capire cosa fare, come muovermi. Mi sono intestardito con l'auto-stop ma voglio prima vederci chiaro, e ora proprio chiaro non è perché è quasi notte. E' ovvio che se ne parlerebbe domani mattina presto, ma Mombasa e anche solo Nairobi è lontana. Decido alla fine di affidarmi al bus e andare diretto a Mombasa. Sono le 19 e il prossimo bus per Nairobi parte alle 22. I ragazzi della biglietteria del "Dreamline", questo il nome del mio bus, sono giovani e simpatici. Mi invitano ad entrare nel minuscolo ufficetto in attesa del bus e così da farci due chiacchiere. Come sempre non si capisce chi è responsabile e chi no. A occhio sono 4 o 5, ma all'inizio solo due di questi mi hanno seguito nell'acquisto. Ad ogni modo mi trovo con loro in questo ufficio e si parte a chiacchierare. Più che altro partono loro. Sono curiosi, sfrontati e tutti Musulmani. Una delle prime cose che mi chiedono è cosa ne penso degli Islamici. Dopo aver precisato la mia ignoranza sull'argomento, rilancio, chiedendo io cosa ne pensano loro di "uno a cui non piacciono le banane". O di uno che preferisce il golf al calcio. Lo chiedo per fargli capire che secondo me questi tipi di differenze costituiscono dei punti interessanti magari, ma mai determinanti e specialmente discriminanti. Solito discorso delle razze. Quante razze ci sono nel piante terra? Tante? State iniziando a contarle?? Errore! Ce n'è solo una!! La RAZZA UMANA!! Le differenze che vediamo tuttavia ci sono, ma sono come le differenze che ogni giorno vediamo quando uno ha il naso lungo, l'altro gli zigomi larghi, uno è simpatico l'altro riflessivo ecc. Differenze che rendono interessante il gioco, stimolante e sulle quali ci si può anche confrontare ma consci che che sono differenze superficiali, e che sotto la pelle,  magari diversa, abbiamo gli stessi organi, lo stesso cuore, che sia Musulmano, Cristiano o semplicemente U-mano. Restano stupiti da questi discorsi, e annuiscono condividendo. Capisco che la natura delle loro domande è anche la tensione causata da millenarie incomprensioni e separazioni, e sentire da parte mia, un bianco qualunque, apertura e curiosità fa sentire bene. Son felice per l'opportunità di dialogo e in questo bel mood tra discorsi seri e risate passano le ore. Sono le 22.30 e finalmente, in ritardo, arriva il bus e si parte. Passiamo la notte, dormo inaspettatamente bene e alle 7 circa arriviamo a Nairobi. Li si deve cambiare bus per Mombasa, e aspettiamo un ora e mezza per la coincidenza col prossimo. Nell'attesa giro un po per l'isolato, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Mi sento davvero fuori luogo, mi manca un sacco l'Uganda e mi rendo conto di quanto quel paese mi è entrato in profondità facendomi sentire a casa un po ovunque. E' un nuovo salto fuori dalla zona di comfort, anche se stavolta accetto le resistenze perché a fine viaggio ho anche bisogno di lasciarmi un po andare e rilassarmi. Il tempo vola, arriva il bus e si parte e inizia l'ultima e più sofferta parte del viaggio. Mi era stato detto che si arrivava a Mombasa alle 14 circa. Bene alle 14 mancavano ancora cinque ore, si perché a Mombasa si siamo arrivati circa alle 19.30 dopo ben undici ore da Nairobi. Ma la mia meta reale è Kilifi, a circa quaranta chilometri da Mombasa. Prendo un matatu e in un'altra ora e mezza circa sono finalmente a Kilifi, dove con altri dieci minuti di boda boda arrivo all'ostello. Sospiro e penso che mo lo sono proprio conquistato questo posto. Mi ci son volute circa 27 ore di viaggio; di cui 8 ore in auto-stop, 7 e 11 ore in due diversi bus e un ultima ora e mezza in matatu. Tutto quasi non-stop.
Bene arrivo all'ostello e trovo il mio amico David che mi aspettava in compagnia di una Finlandese conosciuta qui all'ostello. Sono le 22 e mi sparo un hamburger vegetariano con patatine fritte e coca cola al seguito. L'ho fatta sporca, si lo ammetto! Si chiacchiera di gusto e poi prima di andare a letto David mi porta giù in spiaggia ad ammirare il magico fenomeno della bioluminescenza del quale parlerò meglio nel prossimo post. Passiamo oltre un ora a chiacchierare e nuotare e davvero non capisco dove trovo tutta quest'energia dopo 27 ore di viaggio. So però che si può essere anche stanchi dal non far nulla, e anche qui diamo per scontato il funzionamento della nostre mente e corpo, perdendo un sacco di opportunità.

sabato 5 dicembre 2015

Una stella che danza..

Sono in ostello in questo momento da circa 6 giorni. Ho appena mangiato un enorme papaya e mi metto comodo per scrivere un pezzo per il blog. In questi giorni sto vivendo una stupenda quanto semplice quotidianità che mi sta arricchendo moltissimo e che sto cercando di prolungare giorno per giorno. Era un po che non scrivevo su questo spazio, ma come sapete questo è nato per dare sfogo e forma ad emozioni e riflessioni e per farle decantare, più che per post puramente descrittivi. Non che ultimamente ne siano mancate di emozioni, anzi!! Questo è stato un peridio intenso e a tratti così coinvolgente da far passare lo scrivere in secondo piano.

Il mio ennesimo ritorno in questo ostello, 6 giorni fa, è stato il solito "camminare con lo tsunami che ti segue" cioè l'onda potente generata da quei momenti densi e che ora quando ti fermi è pronta a travolgerti e portarti sotto, in quel profondo stato di riflessione quasi doloroso per la forza dirompente.

Con un flashback a 6 giorni fa, in quel preciso istante camminavo e vivevo questo:

"Sono appena arrivato a Kampala da Masaka grazie al passaggio che un agricoltore mi ha appena dato. Non prova a chiedermi soldi come tutti gli altri e allora per ricompensarlo gli compro della verdura. Otto enormi foglie di spinaci freschi, un broccolo e qualche pomodoro, e la mia cena è già pronta! Mi lascia nel bypass nord, una stradona che collega est e ovet di kampala, ma a circa 5 km dal mio ostello. Non ho voglia di pagare il boda, ma più che altro ho voglia di camminare, di lasciar correre la testa.
Metto un piede dopo l'altro e mi infilo negli slum per tagliare un po di strada. Butto su in loop un pezzo rap, "Suona Sempre" di Ghemon Scienz. Il rap mi aiuta a gestire le forti emozioni, le scioglie, le sblocca, mi salva la vita..ma solo quello vero, quello che tocca i tasti giusti e che condivide la "struggle" e cioè lo struggimento, positivo o negativo che sia. Parte la musica e un sole basso fa risaltare le colline attorno e rende tutto dorato. Negli slum un sacco di venditori iniziano a preparare i fuochi, gli impasti, le carni e tanto altro per la lunga sessione serale di cotture e vendita principalmente per i locali, ma anche per qualche avventuroso muzzungu che si inoltrerà in quelle zone. Un gruppetto di capre pascola davanti l'entrata di una casa, una in particolare presa da un improvviso appetito trova sfizioso un volantino elettorale di carta appeso male e un po staccato dalla parete della casa. Se lo mangia di gusto e trova forse così il vero scopo di questo. Brulichio di bambini ovunque e tanti sorrisi, impressioni di una società distesa. Io sprofondo nella musica, guardo il paesaggio e ho così tanto in testa da esplodere. Sono di nuovo solo, in un alternanza che ultimamente si è fatta sempre più serrata, fino ad ora che rappresenta un punto di svolta.

Continua la canzone.."nel mio stereo suona sempre, negli attimi in cui sono assente, nelle mani porto niente"...E quella tromba si fa strada dentro me e si fonde in un quadro unico con quel sole dorato, la gente e i miei pensieri. Dio che musica, che espressione, come farei senza??

Questo momento è il classico che ricorderò per sempre per un milione di fattori. Mi sento stra fortunato a pensarci, perché è il tipico subbuglio dell'anima che segna le vite di adolescenti e vent'enni, e io sono qui a...uhm ho perso il conto...e ne sto vivendo di continuo di momenti così.

Una famosa frase di Nietzsche recita "Bisogna avere ancora del caos dentro di se per generare una stella che danza" e quel caos è anche la polvere che si alza quando ti muovi con forza, quando scardini le tue sicurezze e affondi le mani nel tuo buio. Il viaggio, se ad occhi e cuore spalancati fa questo, cambia prospettive, inietta dubbi cocenti, che come un tarlo scavano e rompono legami, certezze. Resti spesso punto a capo, con più dubbi di prima ma più percezione, più apertura ed è li che arriva la vera intuizione, oltre tutta l'apparenza delle nostre convinzioni e il nostro modo di costruire il mondo.

Mi guardo indietro a due mesi fa e non mi riconosco più. Mi pare passato un secolo. E' come se ad un certo punto questo posto mi abbia inghiottito, e risputato in un altra dimensione. Seguo con lo sguardo i Marabou Africani che si librano nel cielo come aerei. Sono uccelli enormi, bruttini e grandi quasi quanto una persona, ma che in volo sembrano alianti che planano lentamente con armonia ed agilità. Ancora una volta ho la sensazione che "tutto ciò che vedo sia mio" da tanto ne godo in questo stato mentale. Mi torna in mente il grande Alessandro Bergonzoni quando in uno dei suoi guizzi di genio dice "noi ogni volta che sbattiamo le palpebre facciamo una foto" per esortare la gente a ridare importanza a ciò che vediamo, e farlo scendere in profondità.
Sto ritornando a Kampala come spesso nell'ultimo mese. Questa città mi ha stregato e qui mi sento sempre a casa. Mentre cammino passano, nello schermo della mia mente, immagini di mille momenti vissuti. Come un film mi rivedo in varie circostanze e in zone del paese, sempre a cavallo di qualche forte emozione e a volte rivelazione."

E rieccoci qui, su un tavolo dell'area comune dell'ostello, ad un metro da un favoloso giardino con un enorme prato. Guardo spesso gli alberi e gli uccelli di tutti i colori mentre rifletto e riprendo il filo delle emozioni e i pensieri.
Percorro con la mente le ultime due settimane piene zeppe di spostamenti, esperienze ed emozioni. Solo pochi giorni fa ero ancora in una montuosa con degli amici volontari per un escursione che ti porta ad incontrare i Gorilla di montagna, e prima di questa ho fatto un safari nel parco Queen Elizabeth.
Ma racconterò di questi eventi in un post separato..

Negli ultimi giorni come dicevo sto vivendo una stupenda routine che mi sta facendo sentire sempre più parte di questo posto. Ho stretto una bella amicizia con un ragazzo che lavora all'entrata dell'ostello come sicurezza. Ogni sera vado da lui mentre lavora e ci facciamo delle lunghe chiacchierate fino a tardi. Mi da ottime lezioni pratiche di Luganda, la lingua più diffusa in Uganda, che comunque ne conta circa 40 differenti. Ma la cosa più bella è che mi ha invitato nella palestra dove va sempre lui ad allenarsi. E' a mezzora dall'ostello ed è formata da due stanze; una abbastanza grande ed una più piccola dove Ahmed, il coach, ha allestito vari bilancieri e qualche macchina. I bilancieri sono stupendi, con i pesi alle estremità ricavati da pezzi di macchine come freni a disco, frizioni, trasmissioni ecc. Sono a quanto pare il primo bianco che ci mette piede. Sono tutti super ospitali e ogni giorno è pieno di ragazzi, per lo più studenti che si allenano. E' un onore conoscere e frequentare questo posto così semplice e vero, qualcosa che sfugge anche ai viaggiatori come me, ma che non hanno un contatto che glielo faccia conoscere. Le mie giornate quindi scorrono così, con l'allenamento in palestra la mattina e le chiacchiere la sera dalle dieci fino a tardi. Ogni giorno poi applico le lezioni di Luganda con gran stupore e piacere della gente che si scioglie letteralmente, senza contare i furbetti che pensano che io sia un semplice turista e che si zittiscono.

Ma anche questo momento sta finire. Si perché giusto ieri ho prenotato il volo di rientro per l'Italia. Devo ammetterlo, sono stato molto combattuto. La tentazione di restare era grande, perché come piace sempre a me, ora mi sento sempre più stanziale, sempre meno turista e sempre più inserito in questo contesto. Adoro la sensazione di sentirsi a casa in un posto fino a pochi mesi fa considerato estraneo. E' letteralmente una droga ormai e ogni volta con queste sensazioni lascio nel posto in cui vado una parte di me, e un impronta di quel posto resta dentro me. E' uno scambio che fonde e confonde, sbiadisce i confini mentali e le appartenenze, e da grande respiro e ossigeno per la mia anima.

Qui sto proprio bene per molti motivi. La gente, il clima, per emozioni e ricordi. Sto imparando molto in questi giorni e mi sento sempre più cittadino qui a Kampala, e mi piacerebbe prolungare questo momento più che posso. Tuttavia una conclusione, magari temporanea, ci vuole. E' di certo benefica e utile a sistemare le idee, fissare le cose apprese e gli stimoli ricevuti. Ed è inoltre il momento giusto per uno stacco e fare il punto sulla mappa, annusare i venti, e programmare per la prossima sfida.

Ora vado, il mio insegnante di Kiswahili mi aspetta per un paio di ore di lezione!!

In attesa del nuovo giorno, un portale si apre..

3.15 a.m. Kampala, dormitorio dell'ostello.

La testa frulla, e il sonno ha altro da fare. Ascolto musica, butto su Dave Matthews e una galassia esplode dentro me portandomi lontano.. Davvero lontano.
Norvegia: corro.. Parte un pezzo di Dave.. Fluido denso e flutti che si incontrano e scontrano. Si risveglia qualcosa, un magma intenso, bollente. Vedo milioni di Ale passati e presenti correre giù dalla montagna come un fiume, mi corrono incontro e mi travolgono come un branco impazzito. Emozioni che credevo lontane si riaffacciano, rificco il naso in potenti mondi interiori che chiedono di essere liberati e detonati. E' quel caos interiore, quella struggle, quella forza dirompente che c'è, è sempre lì, ma che da troppo non viene liberata nella sua potenza. Anacronistica e incongruente in questo istante, pare tutto fuori luogo.. ma è forse anche presagio di una tempesta che sta per arrivare. La canzone finisce, mi soffio il naso e ascolto il rumore della pioggia che rimbomba sul soffitto di lamiera. Sono di nuovo in Uganda, ad anni luce dalla Norvegia e dai milioni di Ale disseminati nel tempo; ma il tempo poi, non ha importanza, tutto è fuso, tutto è uno. Anche mente e cuore tornano uno, e con loro anche il sonno. Ritrovo la sintonia, chiudo gli occhi e scivolo nel benefico torpore, in trepidante attesa del nuovo giorno.

martedì 24 novembre 2015

Pandora's box..

I finally finished the translation and correction of my old post "Il vaso di Pandora" with some help from Engish speaker friends.. So enjoy the read!!

I suggest to listen to these two songs while reading, cause they have been inspiring me in that moments..

"What's on your mind?" keeps asking facebook.. i often look at this phrase that stands out and wait with great patience for my answer. It makes me smile, because sometimes i don't really know where to start. Fleeting emotions and reflections, litghtning that links and light up inner worlds seemingly far and unconnected. In an instant, past, present and future merge together and time reveals its self for what it really is... an illusion. The membrane seperating these worlds breaks up, and now i feel like a walking chronological puzzle. In this period i feel like a funambilist who walks on the razor edge..don't cut yourself, don't fall and yet enjoy the amazing landscape all around..succeeding is an art. Life sometimes puts your head inside a particle accelerator, and everything becomes so intense, so deep and fast that it hurts, but at the same time makes you feel so vibrant and alive. A basic rule to resist the strongest wind is to simply let yourself move with it. Going with the flow and letting it guide you without stiffness. Simple uh? Not at all!! Because in all this one's mind plays tricks, and some things are really hard to swallow. New and old wounds, reflections of strengths and vitality in a soul that sometimes forgets that it can fly.
However i flow...i move with the wind. My presence here is already history, like an already written chapter. Like Bastian i'm reading and writing at the same time. Sometimes i'm Atreiu, others i seem to be Bastian who reads in the attic in the warmth of his blanket and enjoying the story. It's a fine line, who reads and who writes? This is the magic of traveling..is like going back to the source, peeking into the reality's engine room, seeing how consciousness "unfolds", metabolizes and creates. Daily routine makes us think life is static, a word that doesn't exist in Nature and God's dictionary. But in this way we miss that magic, and step away from the source. So let's peek in that engine room, write the book we are reading and dive in our role.
I'm been here three weeks now and it feels like home. It's always a great emotion to say that, and is never banal been able to feel like home in such a far away and different place that, only one month ago, was for me just a name and a random spot on a map. I'm in Africa and i feel grounded, at ease, and "in my little" par of this world. Sure part of the secret is to train your sight, to see not only differences, but also equalities, and there really are a lot. Differences are just details, surely important and worthy of respect, but they are not the focal point. The centroid of everything in the end is not really "how", but "why". The "why" is the engine, the thrust of life which doens't have smell and taste at the origin, but it manifests itself in thousand colours, fragrances, races and people, following like a stream paths marked by history, events, suffering, instinct and intuition. Is without this filter that we can have, even for a few moments, the luck of seeing the "code", seeing things for what they really are..and so that we are all the same, unique and diverse reflections of the same light at the source. Indeed we are always dealing with those differences, but for the truth is also what we need.. diversity scares us, but it generates energy, question us and allow us to enter in the unknow which is fraught with possibilities. Like a quantum potential ready to react and manifest. Since the beginning of time nature has utilized cross breading to make species stronger, because this creates new variables, new possibilites and rules. Exposing yourself to different cultures, colours, fragrances and situations makes us stronger because we add new ingredients to our personal formula, new colours to our palette.
I walk around the city, at the market. Cross smiles and glances. I greet with a wave of the hand the varoius "muzzungu" that children scream to me and they explode in huge smiles and excitement that fufill my soul. Connecting with this people is wonderful. At the market i laugh and joke with a woman who sells me tomatoes and carrots. A second and then a third lady come and it seems to me i have always known them. I can feel that between us, perfect strangers, something connect us despite the big differences..like a wire that links to the neutral source, driving force of everything. 
I take a breath, i look around while listening an evocative song. In this emotion i return to this moment, and all the past and present me re-merges in the "here and the now", giving back shape to this white fragmented biped who's trying to understand who he is and where he's going.

sabato 7 novembre 2015

Gioia Infinita


"L'onda lunga dell'asfalto scaccia le parole.." così inizia una stupenda canzone dei Negrita che quasi come un mantra ascolto mentre guardo il paesaggio. Tutt'attorno nuvole bianchissime attaccate come adesivi su un cielo blu intenso. Sono lungo la statale che collega Kampala a Fort Portal.. e cammino.


Cammino lungo quest'onda lunga e trovo anche la mia di onda, quella interiore che aspetto sempre e che cerco in ogni cosa che faccio. La trovo, è potente, spumeggiante, una delle più forti di sempre. "Scosse forti all'anima che nessuno scorderà più" continua "Gioia infinita" dei Negrita. Tutto è perfetto, assolutamente perfetto, anche il dolore, i ricordi duri da mandare giù, l'amaro in bocca, tutto si mescola come i colori dell'arcobaleno e le emozioni perdono quel valore egoista e frammentato e vanno a formare un unica fonte, un unica luce bianca. E' entusiasmo, è pienezza. Entusiasmo significa "essere pieni di dio" ed è un motore importante, un canale da aprire e dal quale ricevere nutrimento. Sto facendo autostop per raggiungere Fort Portal. Ho già ricevuto due passaggi, il secondo davvero bello e divertente. Un van con 6 7 persone con le quali inizio a praticare un po di Luganda, la lingua più diffusa in Uganda e che fino ad ora non avevo mai davvero studiato. Ci divertiamo un sacco e loro sono super disponibili e curiosi di insegnarmi qualcosa. Arrivati alla loro destinazione mi fanno scendere, sono calorosi e mi danno consigli e raccomandazioni. Rimetto su gli auricolari e riparte il mantra. "L'onda lunga dell'asfalto scaccia le parole.." e inizio a camminare. Sono lontanissimo dalla meta, mancano almeno 250km ed è circa l'una e mezza. Ma non mi importa nulla. Mi rendo subito conto della differenza di prospettiva che sto avendo oggi. Di solito un viaggio di 300 e passa km si affronta partendo presto, prendendo un bus o un mezzo simile e spegnendo la mente mentre si guarda il paesaggio. Anche un viaggio di 5 ore può essere stancante, con le gambe e la schiena che si bloccano per le tante ore fermi. Soprattutto in questi paesi i bus e i mezzi sono tutt'altro che comodi e spesso si passano 5 ore pigiati gli uni contro gli altri. Oggi no, oggi voglio camminare, godermi il paesaggio che in un viaggio normale viene inghiottito dal finestrino e passa troppo rapidamente. Oggi voglio immergermi in quel paesaggio che di solito scorre come un film, oggi voglio essere protagonista. E allora sceso da questo secondo passaggio inizio a camminare. Parte il mantra e tutto diventa perfetto. Passo a fianco innumerevoli casupole, bambini e abitanti impegnati nei più disparati lavoretti e attività. Tutti immancabilmente si fermano e iniziano a guardarmi, salutarmi, spesso chiedermi dove vado. Alla risposta "Vado a Fort Portal" partono stupori, risate e forse dubbi sul mio stato di salute mentale. D'altronde guardatemi da fuori..immaginate un muzzungu (uomo bianco) che carico del suo zainone e zainetto frontale avanza sculettando a ritmo di musica, canticchiando e con un espressione ebete in faccia e che saluta a destra e a manca a mo di papa. Sicuramente qualcosa che ti fa sospendere per un momento qualsiasi attività. Ma io sono in estasi, mi godo il paesaggio e la libertà di non avere orari, appuntamenti e di non aver paura di essere qui in mezzo al nulla senza pregare per il prossimo passaggio. Vada come vada, oggi nulla, neppure la pioggia può cambiare il mio buon mood, oggi sono roccia, acqua, cielo, vento..anima. Nulla neppure i ricordi più amari mi possono contaminare, perché ho il rubinetto spalancato, la fonte sgorga e neutralizza tutto, equilibria, nutre e mi protegge. Ed ecco che un viaggio che di solito è una parentesi che si aspetta passi con pazienza, diventa un opportunità, una giornata piena e attiva da portare a casa e mettere tra i ricordi più belli. Magico anche godere soli di questa sintonia, sapere di bastare a se stessi per poter vivere questi momenti. Se stessi con la complicità della natura e della musica.
Cammino, ballo, canto, saluto tutti e tutti mi salutano con entusiasmo. Mi passa a fianco un boda (moto taxi) mi chiede dove vado e gli dico Fort Portal, spalanca gli occhi e chiede "camminando???" Io rispondo "certo" e mi metto a ridere, ride anche lui e ci troviamo a ridere assieme darsi il pugno e poi salutarci. Il vento mi accarezza e nonostante il peso dello zaino mi sembra di sollevarmi e poter volare. Negli ultimi tempi mi sto muovendo per il paese come una trottola..per trovare amici, visitare persone conosciute in altri contesti.. mi pare quasi un sogno. Giro libero leggero e ora vado verso ovest, dove mi trovo con due cari amici volontari che non vedo da un paio di settimane. Abbiamo condiviso molto per un mese, e ora dopo due settimane ci rincontriamo per fare delle camminate in montagna assieme. Questo paese mi pare un salotto. O forse meglio ancora, è la mia mente che mi pare un salotto, e mi fa sembrare tutto facile, tutto possibile.
Ricevo un terzo passaggio da due ragazzi, lui Cinese che lavora in quella zona da un anno, lei Ugandese di Kampala. Due personaggi, lui mi offre una bevanda cinese in bottiglia, si chiacchiera e si scherza. Mi fanno fare circa 50 km, dopodiché ci salutiamo e lui mi chiede preoccupato se ho soldi per il bus. Gli dico si che ne ho, ma che voglio provare di nuovo a fare auto stop. Ok, mi salutano e fanno per partire..quando all'improvviso esce lei di corsa con in mano la bottiglia di intruglio cinese e dei soldi. Io faccio per rifiutare e lei dice che è lui che vuole darmeli. Vado al finestrino e gli dico che non li voglio, lui insiste e al volo ci scambiamo i contatti. Ci salutiamo e prometto che ci rivedremo e offrirò da bere. Poi mi incammino e guardo i soldi...sono 40000 scellini!! più di 10 euro!! Se pensiamo che il bus da Kampala a Fort Portal costerebbe 30000 in pratica oggi ho addirittura guadagnato! Assurdo, però penso che è così che va, quando non ci si aspetta nulla da nessuno e si prende ciò che arriva lasciandosi fluire. E di cose ne arrivano.


E' da quando son partito che ne arrivano, ogni qual volta mi lascio andare si apre un portale magico e arriva qualche dono. Certo non è sempre facile e spesso mi irrigidisco, mi contraggo e divento rigido, freddo e facile a rompermi. Ma la vita insegna e l'unica direzione possibile è quella del fluire, tutte le altre portano dolore, sofferenza. E allora per quanto difficile, almeno la direzione è chiara, e seppur una meta lontana, avere una "meta" vuol dire essere già a "meta" strada..

Dopo l'ultimo passaggio, camminando incrocio degli agenti della polizia stradale. Mi fanno le stesse domande di tutti, si chiacchiera e parte qualche risata, dopo di che li saluto e mi incammino. Appena fuori dalla loro vista ricomincio con il dito sperando in qualche altro strappo. Arriva una macchina bianca e si ferma..bingo penso!! Apre il finestrino e... sono i poliziotti che ridendo mi chiedono se mi sono già stancato, e mi fanno cenno di montare perché mi portano alla prossima cittadina dalla quale partono i bus. In macchina si ride, si scherza e si finisce per scambiarci i numeri perché vogliono restare in contatto con me e perché se ho bisogno di qualsiasi cosa posso chiamarli e contare su di loro. Assurdo!!
Alla cittadina mi rendo conto che il tempo sta cambiando e penso che già nell'ultima mezzora non passava quasi più nessuno nella statale..e allora contento e soddisfatto per l'esperienza decido di prendere il bus per la seconda metà del percorso.

Una volta a destinazione conto le ore di viaggio..ben 9!! Partito a mezzogiorno e arrivato alle 21!! Ma come immaginavo, non mi sento per nulla stanco, anzi al contrario carico come una molla..e già so che questa sarà sempre la mia modalità di viaggio in futuro.
Si chiude così questa giornata perfetta, un vero regalo e un occasione per bere ancora una volta dalla fonte, e fissare nella memoria quei momenti e quella modalità per cercare di restare sintonizzati in quell'onda.

sabato 31 ottobre 2015

Come un fiume sotterraneo...

Quante dimensioni esistono nella realtà? Quanti livelli di lettura ci sono?

La realtà è come un libro il quale messaggio ha vari livelli di profondità. Può essere letto come una storia, come un romanzo, con tutti i suoi personaggi e avvenimenti. Può però dare anche degli insegnamenti profondi nascosti tra le pieghe di una semplice storia. E infine, raggiunta la massima profondità può condurre a quel nucleo attorno al quale gira tutto e che non è visibile agli occhi fisici, ai sensi fisici. In questo livello diventi tu l'autore di quel libro, e il libro diventa magico e parla di te. Diventi scrittore e lettore allo stesso tempo. Un concetto questo che sento e vivo ogni giorno, soprattutto qui in viaggio e per questo torno a toccarlo anche in questo post. Soprattutto direi in questo "post" in cui sono ora, di fronte al lago più importante dell'Africa, il lago Victoria.


Sono approdato qua come prima tappa di questa nuova fase, cioè il mio viaggiare solo e indipendente per un po. Sta letteralmente diluviando nel momento in cui scrivo e poco fa guardando la pioggia cadere e increspare la superficie del lago, che poco prima era piatta come un biliardo, penso alla realtà e ai livelli che contiene e che ci sfuggono continuamente. Noi tendiamo a passare sopra i momenti, agli istanti, con un carro armato, esagitati e famelici di nuovi momenti che di nuovo calpesteremo nella nostra corsa sfrenata. E' come quando si mangia una portata e spesso si pensa alla seguente senza ricordarsi di gustare quella che abbiamo sotto il naso. Siamo proiettati sempre nel prossimo istante, perdendo la magia e il messaggio che contiene quello presente, che appunto è un "presente"  cioè un dono. È Il famoso qui ed ora. Bene è proprio in un posto dove c'è ben poco da fare, molta natura e tempo da spendere che ci si rende conto di quanto siamo incapaci di fermare tutto, di fermare il mondo, il nostro mondo interiore che determina poi quello esteriore. Ogni istante la nostra mente ci racconta una storia partendo dagli stimoli che le arrivano dal mondo esterno. Suoni, odori, immagini e situazioni..ha davvero tutto il meglio per raccontarci la nostra storia, per dirci come dobbiamo reagire a questi stimoli. Ed ecco pronta sfornata la realtà, la nostra personale realtà che è fatta di considerazioni e sensazioni che solo noi viviamo. Ma la mente ha bisogno di continui stimoli, per continuare a raccontare la sua storia, la sua illusione, per continuare a mantenerci distratti e lontani da quel livello profondo che scorre come un fiume sotto il velo della realtà più superficiale. La mente si stanca degli stessi stimoli e allora per vendicarsi inizia a proiettare immagini dal suo immenso repertorio accumulato durante un intera vita. Ed ecco che arrivano emozioni contrastanti di insoddisfazione, di nervosismo e desiderio di stimoli, di adrenalina per potersi sentire vivi, attivi. Ecco che quello che fino a poco fa era un posto magico e perfetto per ritrovarsi può diventare un posto scomodo, una piccola prigione dalla quale si inizia già a pensare di scappare. Ma è qui che arriva il bello, è superando questa fase iniziale che inizia la magia. Viaggiare in fondo è anche questo, non solo fisicamente, attraversando terre e dormendo ogni notte sotto una nuova luna. Viaggiare è anche viaggiare dentro noi stessi, scivolare nelle nostre profondità e portare luce li in fondo, aiutati dal ritmo del viaggio, dalle riflessioni che ti induce a fare e dalle proiezioni di noi stessi che tornano a noi riflesse dagli altri. Ieri prima di pranzo c'era un sole stupendo, all'orizzonte delle bianchissime enormi e soffici nuvole illuminate dal sole.


Le nuvole, ahhh che splendore!! Ho passato tutta la vita ad ammirarle, soprattutto quelle enormi e pannose illuminate dalla luce del sole specialmente al tramonto. Ho sognato spesso di poterci volare attorno e attraverso, e una volta stanco sedermi su una di queste a guardare un tramonto infuocato e il sole scendere e venir inghiottito dall'orizzonte. Le nuvole... stupendo esempio di qualcosa in eterno mutamento, mai statiche e fisse. Quanti di noi abbiamo passato a volte momenti interminabili distesi su un prato con gli amici a vedere le forme più curiose e strane che via via prendevano, e a notare come da una figura si trasformavano in tutt'altro...magia!! Ieri guardavo questo paesaggio e riflettevo sul viaggio che sto facendo, sul mio presente in questo posto. Da pochi giorni ho lasciato Mbale, cittadina che è stata la mia casa per oltre un mese, e dopo tre stupendi giorni con un amica a Kampala eccomi approdato in questo angolo di paradiso. E qui, ispirato dal paesaggio godo del mio presente e cerco di smontare il futuro. Quel futuro che la mente appunto proietta di continuo, facendoti sentire sulle spine, in ritardo con progetti, idee e tutto il resto. Penso a come è iniziato questo viaggio, più come modo per salvarmi, reagire e tornare in piedi dopo una grande batosta. E oro vedo me, qui in Africa di fronte al lago Victoria, a studiare Swahili, a godere di un presente pregno di emozioni e non sentirmi troppo preoccupato per la prossima tappa.
Come molti sanno non ho un biglietto di ritorno per ora..e per il momento non ho neppure voluto guardare i voli e pensare ad una data anche se pensavo di tornare per Natale. Ci penso mentre guardo il paesaggio e di colpo, come per magia la mente si fa da parte, seguo con lo sguardo uccelli che si rincorrono sopra al lago, vedo un aquila sopra un ramo a 2 metri da me..divento un semplice osservatore e penso cosa possa voler di più un essere umano. E allora mi chiedo..ma chi me lo fa fare a tornare? Forse dovrei star qui finché sento di aver preso abbastanza, forse c'è qualcosa per me qui, ed è forse per quello che sono venuto. La vita è ironica e il viaggio ne è la rappresentazione massima. Mi sto lasciando attraversare da tutto, plasmare e trasportare dalla corrente, questo è quello che sento ed è una sensazione pazzesca, da brivido, come mai ho provato finora, perché in viaggio da solo ho a volte un po "stretto i denti" pensando al ritorno. Ora no, sono in volo, già immischiato in persone, posti, situazioni, e già non sono più lo stesso e anche con un biglietto in mano so già che non torno veramente. Questo è il mood in cui voglio stare per ora, e vivere questa mia presenza qui come non ci fosse un domani, renderla infinita e "vita", come stessi qui per sempre.


Per concludere vi lascio con un passaggio dal libro "La storia infinita" capolavoro che contiene appunto diversi livelli di profondità messi assieme ad arte, e che in questo passaggio rappresenta perfettamente quello che sto vivendo in questo momento.

Premessa: Bastiano è nel deserto multicolore di Goab, nato dal bosco Perelun che lui stesso ha "creato" e parla con Graogramàn il possente leone padrone del deserto.

<<Posso farti una domanda, Graogramàn?>> disse dopo un lungo silenzio. <<Il tuo servo ti ascolta>>, fu la risposta del leone. <<Sei davvero qui da sempre?>>  <<Da sempre>>, confermò Graogramàn. <<E il deserto di Goab, anche quello è sempre esistito?>>  <<Si, anche il deserto. Perché me lo domani?>> Bastiano rifletté un po. <<Non capisco>> ammise infine. <<Avrei giurato che esiste soltanto da ieri mattina.>>  <<Che cosa intendi dire, mio signore?>> E allora Bastiano gli raccontò tutto quello che gli era capitato da quando aveva incontrato Fiordiluna. <<E' tutto così strano>>, concluse, <<mi salta in mente un qualsiasi desiderio e subito succede qualcosa che lo esaudisce. Ma non è che io desideri esattamente le cose che succedono, capisci? Non lo potrei neppure. Mai sarei stato capace di inventarmi tutte le piante notturne di Perelun. O i colori di Goab... oppure te! Tutto è molto più grandioso e insieme più reale di come lo potrei mai immaginare. E nondimeno, tutto si traduce in realtà dopo che l'ho in qualche modo desiderato.>> <<Questo succede perché porti AURYN, lo splendore>>, rispose il leone. <<Ma c'è un'altra cosa che non riesco a capire>>, cercò ancora di spiegare Bastiano. <<Tutto comincia a esistere solo dopo che l'ho desiderato? Oppure c'era già e io l'ho soltanto evocato?>>  <<Entrambe le cose>>, disse Graogramàn. <<Ma come può accadere?>> esclamò Bastiano con una certa impazienza. <<Tu sei già qui nel Deserto Colorato di Goab da chissà quanto tempo. La camera nel tuo palazzo era lì ad aspettarmi da sempre. La spada Sikanda mi era destinata da tempo immemorabile. Tutte queste cose le hai dette tu stesso!>> <<Ma è così, mio signore!>> <<Ma io, io in Fantàsia ci sono soltanto dalla notte scorsa! Allora non è vero che tutto esiste soltanto da quando io sono qui!>> <<Signore>>, rispose il leone con molta calma, <<ma tu non sai che Fantàsia è il regno delle Storie? Una Storia può essere nuova eppure raccontare di tempi immemorabili. Il passato nasce con lei.>> <<In tal caso anche Perelun dovrebbe esserci già stato da sempre>>, ribattè Bastiano perplesso. <<Dal momento che tu gli hai dato un nome, mio signore>>, replicò Graogramàn, <<è esistito da sempre.>> <<Vuoi dire che sono stato io a crearlo?>> Il leone restò un momento in silenzio e infine rispose: <<Questo te lo può dire soltanto l'Infanta Imperatrice. E' da lei che tu hai ricevuto ogni cosa>>.

lunedì 26 ottobre 2015

Leviamo l'ancora..

Non scrivo da un po' e dovrò aggiornare, lo farò a breve. Ora però un piccolo aggiornamento in tempo reale..

"..appena gustato un ottima "Engera", piatto tipico Etiope. È uscito il sole dopo una mattina di pioggia torrenziale e tra poco prenderò il ferry per le Ssese Islands, stupende isole sul lago Victoria. Inizia ora il vero viaggio, la benefica solitudine e ritmo interiore che cercavo, del quale ho tanto bisogno. Scopro così la dimensione tra solitudine e compagnia, tra apertura e chiusura, riflessione. Porto con me in questa solitudine gli amici conosciuti e anche qualcosa in più, solo ma a bagno nella moltitudine che vive dentro me. Tutto sempre intriso di un "certo qualcuno", forse dedicato o forse stramaledetto, non ha importanza.. nodi che vanno sciolti. Ora zaino in spalla e si parte, il resto è già storia"

venerdì 9 ottobre 2015

Vaso di pandora..

Consiglio l'ascolto di un paio di canzoni nella lettura di questo testo, perché hanno fatto da sottofondo in questi giorni e nella stesura del pezzo..

"A cosa stai pensando?" Mi chiede facebook.. guardo spesso questa scritta che campeggia e se ne sta li con gran pazienza ad aspettare una risposta. Mi scappa un sorriso, perché a volte davvero non saprei da dove partire. Le emozioni, le riflessioni sono a volte fugaci, un fulmine che collega e illumina mondi interiori lontani e apparentemente scollegati. In un istante passato presente e futuro si mescolano e il tempo si rivela per quello che è..un illusione. La membrana che separa questi mondi si rompe e ora mi sento un rebus cronologico che cammina. In questo periodo mi pare di essere un funambolo, che cammina sul filo di un rasoio..non tagliarsi, non cadere e godersi intanto il panorama stupendo tutto attorno...riuscirci è arte. La vita a volte ti mette la testa dentro un acceleratore di particelle, e tutto diventa così intenso, così profondo e veloce che fa male, ma fa anche sentire estremamente vivi. Una regola fondamentale per non rompersi sotto la forza del vento è oscillare con esso. Seguirne il flusso e lasciarsi portare senza ridigità. Facile eh? Proprio per niente!! Perché in tutto questo c'è anche la mente che fa brutti scherzi, e poi cose che davvero, son dure da mandar giù. Ferite nuove e vecchie; riflessi di forza e vitalità in un anima che a volte scorda di saper volare.
Tuttavia seguo quel flusso, oscillo col vento. Il mio essere qua è già storia, è già un capitolo scritto, che come Bastian sto leggendo e scrivendo allo stesso tempo. A volte sono Atreiu, altre mi pare di essere Bastian nella sua soffitta al calduccio della copertina che si gode la storia. Ma il confine è labile, chi scrive e chi legge? La magia del Viaggio è questa..è come andare alla sorgente, sbirciare nella sala macchine della realtà, vedere come si "srotola" la coscienza e come crea e metabolizza. La routine della vita quotidiana ci da l'impressione di staticità, una parola che nel vocabolario della natura, di Dio non esiste. Esiste però la capacità di adattamento, nel quale l'essere umano eccelle e della quale ci si scorda troppo spesso. Sbirciare in quella sala macchine, scrivere il copione che stiamo leggendo e tuffarsi nella parte. Sono qui da tre settimane, e mi sento a casa. E' sempre una grande emozione poterlo dire. E non è per nulla banale, poter dire di essere a casa in un posto così diverso e lontano, che solo fino ad un mese fa era per me solo un nome e un punto nella mappa. Sono in Africa, e mi sento a casa, a mio agio e, nel mio piccolo, parte di questo mondo. Di certo il segreto sta nell'allenare l'occhio, a vedere non tanto le differenze, ma le uguaglianze, e ce ne sono davvero tante. Le differenze sono dettagli, certo importanti e degni di rispetto, ma non sono il punto focale. Il baricentro di tutto alla fine non è tanto il "come", ma il "perché". Il perché è il motore, la spinta di vita che non ha odore e sapore all'origine, ma si manifesta nei mille colori, profumi, riflessi della razze e dei popoli, seguendo come un fiume percorsi segnati da storia, eventi, dolore, istinto e intuito. E' senza questo filtro che si può avere per pochi istanti la fortuna di vedere il "codice", vedere le cose per quelle che sono..cioè che siamo tutti uguali, solo riflessi unici e diversi della stessa luce all'origine. Certo abbiamo a che fare di continuo con quelle differenze, quelle peculiarità, e in realtà è anche ciò che cerchiamo.. la diversità può far paura, ma genera energia, mette in discussione e fa entrare in quell'ignoto che è così gravido di possibilità. Come un potenziale quantico pronto a reagire e manifestare. Da sempre la natura usa l'incrocio per rafforzare la specie, perché così crea nuove variabili, nuove possibilità e anche regole. Esporsi a diverse culture, colori, odori e situazioni rafforza perché aggiungiamo ingredienti nuovi alla nostra formula personale, nuovi colori alla tavolozza.
Giro per la città, per il mercato. Incrocio sguardi e sorrisi. Saluto con un cenno gli svariati "muzzungu" che mi urlano i bambini e loro esplodono in enormi sorrisi e frenesia che mi riempiono l'anima. Connettersi con questo popolo è meraviglioso. Al mercato rido e scherzo con una signora che mi vende pomodori e carote. Si aggiunge una seconda e poi una terza e pare di conoscerle da sempre. Sento che tra noi, perfetti sconosciuti, c'è un filo che lega nonostante le enormi differenze..quel filo che porta alla fonte neutra, forza motrice di tutto. Faccio un sospiro, mi guardo attorno ascoltando una canzone evocativa. In questa emozione, ritorno al presente e tutti gli Ale passati e presenti si rifondono nel qui ed ora a ridare forma a questo bipede bianco frammentato che cerca di capire chi è e dove sta andando.

venerdì 25 settembre 2015

Progetto Sam

Giovedì 24 Settembre

Eccomi qui.. si lo so sono sparito..dopo un primo rush iniziale non ho più scritto e giustamente uno si chiede cosa diavolo sia successo. Beh innanzitutto sto imparando a vivere il blog in maniera molto più rilassata di una volta. La rigida regolarità e gli appuntamenti fissi a volte, almeno a me, mettono una certa ansia e rendono il tutto meccanico. A volte infatti capita che non ci sia molto da aggiungere ad un post che già da una perfetta immagine di eventi o emozioni. Mi piace quando scrivo sospinto da un emozione o da un forte bisogno di condividere qualcosa di unico che ho vissuto, e non riesco a scrivere solo per mera descrizione. Tuttavia ad essere sinceri una gran parte del perché non ho scritto in questi giorni, pur essendo ancora quelli iniziali e pieni di novità, era perché mi ero come bloccato. Dopo lo slancio iniziale che serve per tuffarsi in una realtà così nuova e forte, mi ero trovato dentro la solita e ben conosciuta palude delle malinconie dove, sabbie mobili di ricordi, riflessi interiori, tanti dubbi e una punta di pensiero ossessivo tirano il freno a mano e avanzare diventa impossibile. Ammettiamolo, è normale, sarebbe inumano essere sempre al massimo e non avere dubbi, soprattutto se in ballo nel pentolone ci sono umori ancora troppo freschi e attivi. Poi su questo mi conosco bene, e so già che ad ogni partenza da casa lo strappo è sempre doloroso e ci vuole un po di tempo per riassorbirlo. Poi di solito accade tutto da solo, ti svegli una mattina e ti sorprendi a chiamare casa il luogo che ti era sconosciuto solo fino a qualche giorno fa. La mente inizia ad abituarsi ai posti, la gente, e tesse una cartina interiore, legata a piccole routine quotidiane. E' fatta, questo è l'inizio della vera avventura e lo sfumarsi di quella malinconia. E qui, quella roccia che eravamo inizia a farsi porosa e lasciar filtrare il mondo che abbiamo attorno fino a impregnarsi e acquisire quella nuova realtà. Certo però è importante anche la compagnia, e nel mio caso devo ammettere che sono fortunato. I volontari con cui condivido la casa sono tutti bravi ragazzi e li considero già amici, visto gli scambi umani e profondi che già in breve tempo sono nati. Siamo molto coesi e sintonizzati, e questo da tanto il sapore di famiglia, di comunità e aiuta davvero tanto. Prima di continuare però dovrei forse spiegare meglio il progetto che stiamo aiutando. Tutto parte da helpx.net e workaway.info, i siti che già conosco bene da anni di viaggi e che permettono di trovare lavoro volontario, diciamo alla pari, in tutto il mondo. Qui c'è Freddie, un ragazzo Ugandese, che tramite quei siti accetta volontari da tutto il mondo, e che poi ospita a casa sua in cambio di un piccolo contributo spese. Freddie lavora nella tv e radio locali ed è conosciuto dappertutto in paese. Conosce varie realtà della zona ed è per questo la persona ideale per organizzare questo tipo di volontariato. Ogni volontario può scegliere il progetto che fa più per lui. Dall'insegnare inglese e altre materie ai bambini nelle scuole locali, a lavorare nelle fattorie biologiche in zone rurali, fino ad altri progetti che per ora non ho visitato. Per il momento ho lavorato solo nella fattoria di Sam che usa tutte tecniche dell'agricoltura biologica e questo lasciatemelo dire è pazzesco. Cioè dico, sono in Africa da un piccolo agricoltore locale e scoprire che usa tecniche della permacultura e agricoltura biologica, è come una boccata d'aria fresca!! Quando si va da Sam si usa come mezzo di trasporto i boda boda, cioè le moto taxi. Si esce dalla città e si entra nella campagna Africana con i suoi ritmi, la sua gente e si apre un mondo nuovo. La vita è semplicissima e tutto è a misura d'uomo, lento e umano. Passando a bordo del moto taxi si incontrano per la strada di terra battuta molti abitanti, spesso bambini che vivono in case lungo la strada. Appena vedono arrivare le moto si appostano armati dei loro migliori sorrisi, e con la mano che fa "ciao" gridano "muzzungu!!" che vuol dire "uomo bianco". Lungo la strada sterrata ci sono continui gruppetti di bimbi che ci accolgono in questo modo, a volte pare di essere una qualche celebrità. Adulti e ragazzi più grandi invece hanno sempre delle espressioni durissime, ma che si sciolgono in un mega sorriso dai denti super bianchi appena li saluti con la mano. Stessa cosa per ragazze, signore e anziane. Tutti ci fanno le feste e i bambini vogliono toccarci, studiarci forse..ma di certo con un cuore e una spontaneità uniche. Sam ha vari progetti per la sua fattoria e anche per altre parti della comunità. E' una specie di riferimento per la comunità "Mugiti" e ha progetti di migliorare le sue strutture per beneficio della comunità stessa. In questi giorni lo abbiamo aiutato a portare cariolate di terra fangosa dalla stradina principale fino alla fattoria per costruire una doccia, che servirà per gli abitanti come anche per i volontari che di tanto in tanto si fermerebbero a vivere e lavorare da lui. E' davvero ispirante scoprirlo seguire molti concetti dell'agricoltura biologica. Parla di compostaggio, di sinergia tra piante e ha progetti come quello di iniziare l'apicoltura. Questo sarebbe grandioso per l'entrata economica che la produzione del miele offrirebbe e ancor più per il valore nutritivo nei confronti dei membri della comunità. Ma non solo, Sam sa bene che le api renderebbero tutta la fattoria più fertile attraverso l'impollinazione e anche questo è fondamentale. Qui stiamo parlando di permacultura, argomenti forse conosciuti da sempre ma che solo in tempi recenti stanno venendo riscoperti dalle nostre parti mettendo da parte le dannose produzioni di massa. Ma Sam ha tanti altri progetti come appunto l'espansione delle sue e altre strutture della comunità. Allora parlando con lui ci è venuto in mente di raccogliere dei soldi per aiutarlo a finanziare questi progetti. Soprattutto dopo la mia esperienza con indiegogo in Centro America ho pensato che la cosa fosse davvero fattibile e che aiutasse a far conoscere questa realtà e questo lavoro anche al di fuori dei volontari che passano di qua. Con entusiasmo abbiamo tutti aderito all'idea e ci siamo messi all'opera. Abbiamo discusso i dettagli del progetto con Sam e ci siamo fatti un idea di quello di cui ci sarebbe bisogno. Nella lista ci sarebbe la doccia, una casetta per il pollame, i materiali necessari per far partire l'apicoltura, cementare varie zone importanti che sono ancora in terra battuta e tanti strumenti tra i quali carriole, taniche per trasportare l'acqua dal pozzo per le famiglie locali e altro. Sam era profondamente grato per l'idea e il giorno dopo ha riunito molte famiglie per spiegare loro il progetto e iniziare a fare dei video e foto da usare come testimonianza della raccolta fondi. Questa infatti avverrà online tramite un sito che ospita questi eventi, e dovrà avere un video come presentazione del progetto. Il giorno dopo siamo tornati da lui ed è il giorno in cui ho vissuto le emozioni più forti dopo quel primo giorno del festival dove ballavano tutti sotto la pioggia. Arriviamo la mattina e Sam ha già riunito molta gente tra cui molti bambini. Ci incamminiamo verso una zona che ci vuole mostrare e mi piace tanto quello che vedo. Mi giro e c'è questo biscione di persone, bambini che ridono e scherzano e ci girano attorno, donne vestite con abiti tipici e gli uomini che sono sempre un po per conto loro tutti aggregati. E' una realtà semplicissima, la gente sembra felice e tanto spontanea e i bambini cercano il contatto per pura curiosità non perché si aspettino qualcosa in cambio. Documentiamo il momento con tanti video e foto, e dopo il discorso di Sam alla comunità un gruppo di 5 ragazzine ci offre uno spettacolino in cui cantano e ballano. Sono meravigliose e si sente un vero entusiasmo in tutto quello che fanno. Mi guardo attorno e mi ripeto "Sono in Africa", mi emoziono e commuovo ascoltando le bimbe che cantano e ballano, qui è davvero Africa e scopro della gente semplice e bella della quale solo fino a solo una settimana fa ignoravo completamente l'esistenza. Torniamo da Sam e passiamo la mattina a discutere dei dettagli e fare i conti dei fondi necessari. Un gruppo di bambini del luogo è sotto l'albero del Jack Fruit che ne mangia i frutti e in una pausa andiamo da loro per conoscerli. Partono balli, giochi improvvisati, foto e video di gruppo e ci troviamo avvolti da queste forze della natura. Più tardi alcuni di questi bimbi verranno dopo pranzo a fare un ballo e un canto per noi. Un momento per me commovente, con il testo della canzone che fa tipo "siamo onorati di ricevervi e così contenti che siate qui con noi". Un ragazzino, forse il leader del gruppetto si lancia in un solo di ballo e ancora una volta resto a bocca aperta per il talento che hanno questi esseri umani per il ballo, la musica e l'entusiasmo. C'è da tanto da imparare e sono io ad essere onorato, più di loro, di essere qua e fare da testimone a questa realtà. Prima di andare via facciamo un ulteriore giro e passando vicino una casa sento il suono come di uno xilofono. Mi avvicino e sono dei bambini che con dei rametti pestano su gli enormi tasti di uno xilofono artigianale fatto in legno. Suonano da dio, tutti a tempo, con ritmi non proprio basici.. ulteriore stoccata al presuntuoso uomo bianco e ammirazione per loro. Questo popolo, con le risorse che ha, con la forza e vitalità che ha potrebbe "farci tutti neri" e  forse sarebbe proprio un bell'augurio.

sabato 19 settembre 2015

Raggi tra le nubi, pioggia e anime che danzano

Sabato 19,

Festival "Miss Teen" al centro sportivo di Mbale

Mi sveglio col gallo che canta, provo a dormire ma poco dopo si svegliano i miei compagni di stanza e non ci riesco più. Resto comunque a letto rilassato. Dormo un altro pochino e quando mi sveglio mi presento ai ragazzi, visto che ieri sera già dormivano quando sono arrivato. David Australiano, Duncan della Nuova Zelanda, Sean e Danielle di New York e Miguel Colombiano. Io dormo in stanza con David e Duncan. Con tutti sento fin dal principio una buona vibrazione, sono tutti bravi ragazzi e mi sento già in famiglia. Capisco che come sempre sono fortunato perché essendo Sabato, oggi e domani non si lavora e avrò quindi il tempo di ambientarmi. Scopro inoltre che a parte Duncan un po tutti sono arrivati una o due settimane fa. Duncan, il più giovane ha 19 anni ma è super maturo e piacevole come persona. Mi racconta di essere qui la Luglio ma di aver fatto tre settimane di viaggio da solo nella zona e che quindi non è poi da molto nel progetto. Dice che la prende più come un viaggio che come lavoro di volontariato, a conferma di quello che avevo sentito e cioè che è davvero tutto molto flessibile e ognuno può viverla come meglio si sente. Tutti parlano di un evento in un campo sportivo ma non capisco bene chi va, e a che ora. Ovviamente essendo appena arrivato mi accodo e dopo un certo tempo di svacco ci incamminiamo per primi Duncan ed io. Il posto è molto carino, con vari piccoli alberi sotto cui ripararsi dal sole e con dei gazebo e tettoie. C'è poca gente e non sto capendo cosa deve succedere, sento solo dire che dovrebbe iniziare tutto alle 11.30 ma che come al solito sta ritardando. Ricordo a tutti il famoso "Hakuna Matata" soprattutto perché io, fresco di arrivo, in questo momento sopporto tutto e non ho nessuna aspettativa. Inizia ad arrivare gente, studenti delle superiori a quanto pare. Ad un certo punto mi si avvicina un bimbo di 6 anni e inizio un po a giocare con lui. Non l'avessi mai fatto, è finita che per tutta la giornata mi ha adottato ed è stato la mia ombra. Inizia finalmente l'evento, che apprendo essere un concorso chiamato "Miss-teen" cioè Miss adolescente di Mbale, nel quale le ragazze esibiscono le loro doti, di danza, recitazione e personalità e la loro filosofia di vita.
L'evento è carino ma abbastanza noioso. Stiamo seduti sotto un gazebo e continuo a giocare con il bimbo che ormai è come la colla. Anche provando a ignorarlo è ormai fatta, oggi sono suo papà. Passano varie ore così, tra chiacchiere tra di noi, giochi col bimbo e il concorso. E poi succede qualcosa che mi fa capire perché sono qua e cos'è davvero l'Africa, soprattutto in una cittadina piccola come questa. Il concorso finisce, c'è la premiazione e appaiono telecamere della TV locale. Freddie fa il presentatore assieme ad un altro e ormai il pubblico inizia a scaldarsi ad ogni nome di ragazza votata. Finito tutto si lascia posto alla musica e iniziano tutti a scatenarsi. Ecco questo è il punto in cui inizio a rendermi conto del modo in cui sentono la musica questi qua. Ballano tutti, ragazzi e ragazze e si muovono come fossero i loro movimenti del corpo a generare la musica non il contrario. Li guardo e mi trovo a ballicchiare pure io, come pure il mio corpo stesse imparando da loro. Gioco col bimbo ballando e passandolo ad altri volontari. Poi dei nuvoloni già da un po in agguato si avvicinano e inizia a piovere, dapprima qualche goccia e poi un forte acquazzone. Ci si protegge tutti sotto le tettoie e altri sotto due gazebo. Ma qui la musica e il ritmo sono più forti della pioggia e allora via, alcune temerarie, con la musica che ancora va nonostante l'acqua, escono dal gazebo per ballare sotto la pioggia. Le guardo e continua a stupirmi quel modo di muoversi. Anche molti sotto ai gazebo, tutti pigiati, continuano a ballare.. non riescono proprio a fermarsi. Ad un certo punto una ragazza dal sedere importante si appoggia ad un tavolo sul bordo di un gazebo e inizia a fare uno spettacolino ballando e scuotendo il sedere. Una flotta di ragazzi come api sul miele si avvicinano e fanno foto e video mentre lei continua tranquilla. Tutti si divertono, ridono, ballano e nessuno pare offendere o sentirsi offeso, come tra amici. Continua intanto la bufera illuminata da un sole al tramonto che trova spazio tra le nubi per regalare degli stupendi giochi di luce. Mi commuovo, sento quella forza, quell'entusiasmo che ti trascina e capisco perché l'Africa è la culla della vita, della musica e del ritmo. Mi gusto ogni istante mi e sento fortunato.

Arrivo in Uganda!!

Sabato 19, Mbale

Sono le 10 e oggi è il mio primo giorno qui a Mbale. Ieri sera sono arrivato a casa a mezzanotte e tutti dormivano. C'ho messo un po ad organizzarmi cercando di non disturbare nessuno. Ho dormito abbastanza bene, anche se la mente deve abituarsi al cambio e al nuovo paradigma. Ieri è stata una giornata lunga e intensa, e vorrei raccontare alcune cose. Ho chiuso l'ultimo racconto in volo quasi all'atterraggio ad Entebbe. Da li è stato un susseguirsi di forti emozioni.

Iniziamo la discesa, e ci avviciniamo sempre di più alla terra. Sento una forte emozione salire, una specie di tensione e lo stomaco che si chiude. Questi due giorni di viaggio hanno preparato il terreno per il momento che sta per realizzarsi ora. Ormai siamo bassissimi e in pochi minuti toccheremo terra. Thump..atterraggio morbido per l'aereo, ma tosto per me che sento sempre più forte quell'emozione. Sento il desiderio di condividerla con qualcuno e sento un po il vuoto dopo anni di profonda condivisione. Attacco bottone con la coppia Ugandese alla mia destra, miei vicini dall'inizio del viaggio ma con i quali non avevo ancora interagito. Incrocio gli sguardi, dico che è la mia prima volta in Africa, mi danno il benvenuto, dico due parole in Luganda una delle molto lingue di qua e quasi mi commuovo. L'aereo si ferma e iniziamo ad uscire, saluto ed esco e tutte le emozioni accumulate scoppiano appena fuori dalla porta e ancora sulla scaletta. Guardo il paesaggio, annuso l'aria e una frase si fa strada dentro me fino a trovarmi a dirla ad alta voce: "Sono in Africa, mio Dio l'ho fatto davvero, sono in AFRICA!!"
La ripeto di continuo commosso e stupito che davvero stia accadendo.
Cammino seguendo il flusso fino all'entrata dell'aeroporto per passare il controllo documenti. Sono ancora in questo stato di forte emozione e stupore. Passati i controlli ritiro il bagaglio ed esco nella speranza che davvero ci sia qualcuno ad aspettarmi. E infatti vedo Steven, un ragazzo Ugandese con un foglio con scritto il mio nome. Ci presentiamo e andiamo verso la macchina. La prima cosa che noto, in contrapposizione con Abu Dhabi è la temperatura. Qui si sta da Dio!! C'è una arietta fresca, il sole e la temperatura è ideale. Chiacchiero con Steven che è davvero amichevole andando verso la macchina. Noto subito in fondo al parcheggio un cartello enorme che pubblicizza le connessioni dati 4g.. e qui mi schianto contro le idee che come sempre ci si fa e che poi quando si è sul posto si scoprono incomplete..e qui faccio a riguardo una piccola parentesi.

...Africa, terzo mondo, tra i preparativi pre partenza leggo sulle reti mobili e capisco che il gms è ok, ma le reti dati sono poco sviluppate. Una volontaria diceva che si poteva connettere raramente. Parto con questa idea e penso che va bene così. Ore però spunta questo enorme cartellone del 4g...ma dico..4g??? Chiedo timidamente a Steven se ha senso farsi una sim e mi porta in un centro commerciale dove cambio i dollari e in dieci minuti mi fanno una scheda con internet perfetto, funzionante e veloce. Lui mi chiede subito il contatto Facebook e scopro che in molti hanno smartphones e connessione dati. Sono confuso, quasi mi pare di aver snaturato la cosa.. Ma capisco che qui ostinarsi a non usare la rete sarebbe più assurdo di farlo. Il bello è che in Norvegia, paese iper avanzato, in due mesi e mezzo non son riuscito a fare una connessione dati per questioni burocratiche e di assurdi pacchetti..e oggi nel mezzo dell'Africa nera, ad un'ora dall'atterraggio avevo già una connessione...come va il mondo..
Si parte in direzione Kampala, la capitale, da dove prenderò il bus per Mbale. Passo il viaggio a ripensare al discorso della connessione. Ho il cell pronto a connettersi, ma non lo uso perchè mi pare davvero assurdo essere già in rete..
Pausa a comprare un po di frutta, bananine e frutto della passione che ci mangiamo in viaggio. In un ora e mezza circa siamo a Kampala, dove dopo averlo pagato, Steven mi porta al bus giusto e si assicura che sia montato e tutto sia okay per poi contattare Freddie per venirmi a prendere a Mbale. Entro nel bus e ci sono mille gradi, sono tutti sudati e che si sventolano giornali. Spero davvero che parta presto ma scopro subito che i tempi sono quelli che già conosco dal Centro America, e pure con l'aggravante del....Hakuna Matata...!! Aspettiamo qualcosa come un ora..forse meno, o addirittura di più..un tempo incalcolabile. Il sole che batte sul vetro, l'odore di gasolio, mille venditori che richiamano al finestrino e altri che salgono e ti propongono i prodotti più disparati. Vendono bibite, acqua, carne arrostita infilata in un bacchetto di legno. Si siede vicino a me una ragazzotta che mi toglie quei pochi gradi di libertà che avevo sulla destra, che assieme alle ginocchia in gola e il finestrino rovente sulla sinistra danno l'immagine del piacere che provavo. Non dispero, richiamo gli anticorpi fatti in Centro America e porto pazienza. Finalmente si parte e un po di aria fresca inizia ad entrare. Chiacchiero con la ragazzotta che scopro essere laureata in qualcosa tipo pedagogia, ha 25 e sta seguendo un master. Questo quello che ho capito tra la confusione del bus, la stanchezza e l'accento inglese-africano che ancora non mi è molto familiare. Ha il notebook e scrive dei documenti riguardo l'educazione dei bambini e delle politiche per l'educazione. Steven mi aveva accennato che il bus ci metteva 5 ore circa..e infatti c'era da aspettarselo, alla fine ci metteremo oltre 6 ore con una pausa solo per andare al bagno. Arriviamo finalmente a Mbale e ad aspettarmi c'è Freddie che mi porta subito a casa montando in tre in un boda-boda, cioè i moto taxi qui in Uganda. Senza casco, in tre più il mio zainone e di notte..un inizio perfetto!!

venerdì 18 settembre 2015

Altro volo altra corsa..

Sono a più di metà viaggio diretto a Entebbe, unico aeroporto in Uganda.
Ho praticamente quasi solo dormito finora. Stanotte sono andato a letto alle 2, e mi sono svegliato alle 6 per andare in aeroporto. Non ho dormito molto, ma di certo è valsa la pena non restare in aeroporto e neppure uscire per andare in un freddo e anonimo ostello o simili.
Ma andiamo con ordine..
A Roma sono stato ospitato da un regista di teatro che in questo periodo è impegnato a organizzare un'iniziativa, una serie di eventi per promuovere temi come la sostenibilità, l'auto produzione e molto altro. Ospitava in quei giorni una ragazza Giapponese che lui ha descritto come davvero brava pittrice. Parlava davvero poco Inglese ed era fusa col suo cellulare dal quale consultava il mondo con due rossi e stanchi occhietti a fessuretta.
Ezio il mio ospite era impegnato via Skype con un collega a riguardo di quel suo progetto.
Quando si è liberato ci siamo fatti due chiacchiere e abbiamo scoperto con gran stupore quanto siamo simili da moltissimi punti di vista molto interiori e personali..assurdo trovarsi così.
In pochi minuti stavamo già parlando con un apertura di solito riservata a rapporti un po più stagionati. Ovvio che anche questa non è una coincidenza, ormai ho smesso di crederci da tanto tempo. Bene, andiamo a letto tardi e la mattina bello cotto parto per l'aeroporto.
Solite procedure, controllo documenti e prendo l'aereo. Cerco il mio posto che ho scelto online vicino al finestrino e sento con piacere l'amata lingua spagnola. E' una coppia di Barcellona che vola verso Abu Dhabi per andare in India. Abu Dhabi infatti, piccola parentesi, è un punto di partenza verso molte mete in Asia, Australia e Africa. Dico un "wow" agli spagnoli per la scelta della meta, racconto che io sto andando in Africa e mi presento. Dico il mio nome e sento di risposta "mucho gusto, Africa". Dato il breve tempo tra il mio "Africa" e il suo "mucho gusto Africa" penso si riferisca alla mia meta.. ma capisco subito che quello è proprio il suo nome!! Cioè un momento, io che sto andando in Africa, in un aereo con mille altre destinazioni mi trovo seduto davanti una ragazza Spagnola che si chiama Africa!!?? Penso alla rarità della situazione e mi vengono i brividi, e penso alla magia che nasce quando seguiamo il cuore e viviamo fuori dai nostri confini mentali e fisici.
Il volo passa tranquillo, chiacchierando con i vicini di posto, una coppia di cui lei Argentina e lui Australiano di ritorno nella terra dei canguri dopo un viaggio in Europa.
All'arrivo in aeroporto è tutto abbastanza facile, passati i controlli molto rapidi e apparentemente rilassati vado verso l'uscita per prendere un taxi come da istruzioni del mio ospite, un ragazzo iscritto a couchsurfing. Chiacchiero con il taxista, un Nepalese pacioccone da un anno ad Abu Dhabi che parla poco e ridacchia ad ogni domanda del tipo "come si vive qui" ecc..
L'impatto più forte è stato quello climatico, all'uscita dall'aeroporto. E' ormai buio e il termometro segna i 31° ma è difficile crederlo, sembrano piuttosto 40°..dev'esserci un umidità pazzesca. In viaggio mi stupisce la strada...una specie di tangenziale larghissima, con palme in centro e un manto stradale PERFETTO...pare di volare, e non è possibile rilevare nessun tipo di imperfezione ne visiva ne tramite vibrazioni o colpetti della macchina. Un vero tavolo da biliardo. Una strada che sembra andare all'infinito, tutta dritta per chilometri e chilometri. Gli spazi sono enormi, sulla destra le palme sono ad almeno cento metri dal bordo della strada, e tra questi due tanta sabbia. Più in la villette tutte simili e quasi a schiera. Ancora più in la sporadici altissimi edifici.
Arriviamo nella zona residenziale dove vive Kad, il mio ospite. Dopo una breve ricerca dell'edificio giusto e una chiamata per venirci in aiuto ci incontriamo. Alto, snello, molto scuro e con un fare super alla mano e molto amichevole che ho notato subito anche al telefono. Pare di conoscersi da tanto. Qui va raccontato un piccolo aneddoto. Quando l'ho contattato mi aveva chiesto di sentirsi su whatsapp per andare meglio. Ho accettato ma avevo notato subito quel suo fare così tranquillo e scherzoso, che mi suonava anche un po sibillino. Sul suo profilo aveva solo una referenza e 5 amici. Mosso da un certo sospetto guardo i profili degli amici e scopro che sono tutti gay e interessati al nudismo. Il mio sospetto risulta fondato e capisco che molto probabilmente anche lui era gay. Enorme precisazione: non ho nulla di nulla in contrario con qualsiasi tendenza sessuale (pur sempre nel rispetto di tutti), non mi spaventa e non mi mette a disagio. Trovo anzi che i gay siano sempre persone davvero interessanti e sensibili e di fatto alcuni miei ottimi amici lo sono. Il mio essere sul chi va là però era generato dal dubbio legittimo della buona fede di uno sconosciuto, con una sola referenza e in un paese a me del tutto ignoto. Inoltre il mio scrivermi con lui su whatsapp e il fatto di averlo scelto poteva creare dei malintesi. E' interessante questo punto perché è sempre delicata la scelta della fiducia verso il prossimo. Da un lato sarebbe incosciente fidarsi di tutti, e non è poi così impossibile che si possa nascondere un qualche secondo fine in certe occasioni. Dall'altra dobbiamo ricordarci che la maggior parte dei fantasmi e delle paure sono create dalla nostra mente, che in un momento in cui ci sente forti ha paura di perdere quel suo trono a favore di un po di cuore che entra in gioco. Ero ancora a casa quando mosso da questi dubbi ho deciso di andare diretto e parlargliene. Gli ho detto quello che pensavo e che ho profondo rispetto, e volevo solo evitare malintesi. Lui ha apprezzato molto e mi ha risposto che si è bisex e pratica il naturismo, ma ovviamente nel rispetto di ognuno e che se mi andava ancora potevo sempre essere suo ospite. Io ho gli risposto subito che si non c'era problema, e pare averlo stupito questa sicurezza.
Salgo in appartamento e mi presenta una sua amica Francese da lui per qualche giorno.. mi spiega che in realtà è Francese anche lui e che vive qui da circa un anno. CI prepariamo rapidamente per uscire ad una mostra d'arte di una persona che conosce. La mostra si tiene in un hotel di lusso. Mi presenta vari amici e mi trovo in un istante immerso in chiacchiere e racconti di viaggio e vita. Mi stupisce la serenità e la tranquillità di tutti. Sembrano tutti felici e molto aperti. Parlo come sempre un insalata di lingue, come pure le nazionalità che ci sono qui tutte mescolate assieme. Uno Spagnolo di Madrid che fa l'arredatore a Dubai, due Greci, un Marocchino e altri che ora non ricordo. Dopo la mostra Kad, la sua amica, il ragazzo Marocchino ed io
andiamo a mangiare in centro in un locale all'interno di una zona commerciale. Per strada Kad mi spiega alcune cose sulle società negli Emirati Arabi. Specialmente ad Abu Dhabi e Dubai, mi spiega, la gente è tranquilla e serena. Non ci sono disordini, e a suo dire si può lasciare il portafoglio sul tavolo di un locale e ritrovarlo dopo ore esattamente dove è stato lasciato. Questo dice è dovuto dalle pene molto alte e da un sistema sociale molto organizzato ma basato sul controllo. Per esempio non tutti possono fare tutti i lavori. Noi Europei per esempio possiamo solo fare i manager o i dirigenti, o comunque rivestire ruoli di una certa importanza. I camerieri e i servizi sono Africani e asiatici. I taxisti invece sono tutti Indiani, Pakistani, Nepalesi ecc. Il governo vuole sapere chi fa cosa e mettere tutte le etnie nello stesso ruolo. A me non piace molto l'idea, ma lui dice che questo porta un grande ordine e in realtà una serenità della gente. Le paghe sono molto buone, e tutti hanno ciò di cui hanno bisogno. Viene fatta una selezione della popolazione che immigra per viverci, e per questo non esistono barboni o senzatetto in tutta Abu Dhabi. Queste due città fanno anche eccezione riguardo le restrizioni che la religione Islamica impone, come quella dell'alcol e degli orientamenti sessuali. Qui si può fare tutto, ma a casa propria e non in pubblico. Si può acquistare alcol, anche se ognuno ha un massimo mensile. Si può fare tutto ma non offendere lo stato. Mi raccontava di una ragazza Europea che vive ad Abu Dhabi, che tempo fa è andata in prigione per dieci giorni per aver messo una foto su facebook che contestava e offendeva il sistema. La foto mostrava una macchina appartenente a qualche servizio pubblico parcheggiata male e pare che la pena ricevuta sia stata causata per il suo aver offeso, invece di aver contestato con rispetto.
E' un mondo davvero particolare, del quale so così poco e lo sento molto distante da quello che conosco. Però è stato interessante vederlo anche se di sfuggita.
Mangiamo in un locale Libanese, serviti da una simpaticissima Nigeriana la quale subito ho placato dicendole che ascolto Fela Kuti da sempre, e che solo per questo adoro la Nigeria.
Passo una bella serata tra amici, praticando un po di Francese e pensando che meraviglia la vita, e che meraviglia realtà come il couchsurfing. Kad è proprio un grande, simpatico ma profondo e sensibile, è un piacere averlo conosciuto ed esser stato del tutto sincero con lui.

Ed ora ritorno al presente..lentamente esco dalla visione della storia, e torno a sentire il rumore dell'aereo..sto per atterrare ad Entebbe.. sono quasi in Uganda!! Tutto questo sta per diventare realtà e inizio a sentire un po le farfalle nello stomaco!!
Allora avanti tutta e dentro all'avventura!!