sabato 30 gennaio 2016

Ispirazione spaziale

Scrivo questo post ispirato dalle canzoni di un gruppo Inglese scoperto oggi, i "Public service broadcasting"
Potete sentirne alcune a questi link:



Prendo coscienza di essere sveglio, ma non apro ancora gli occhi. Non ho sentito la sveglia suonare ma sento di aver dormito abbastanza.
Mi sento leggero, nel corpo e ancor più nella mente. Ultimamente mi svegliavo sempre con un peso, i pensieri e la mente dispersi nella galassia del tempo, passato presente e futuro. Forse è l'effetto del secondo giorno di digiuno fruttariano, o forse oggi i pianeti, i miei pianeti, sono allineati. Non ha importanza il motivo, il fatto è che mi sento pieno di energia e buoni propositi. Scendo a far colazione, vedo che è una bella giornata e penso che oggi non posso farmi scappare l'occasione e devo andare a visitare la zona del famoso ponte di Bristol, oltre il quale pare esserci una riserva naturale. Prima però devo passare a comprare un nuovo paio di cuffie per la musica. Torno in un negozio di dischi che ho visto ieri dove ne vendono di vari tipi. Entro e mentre confronto prezzi e modelli una musica mi entra nella coscienza e inizia a lavorare. All'inizio non ci faccio tanto caso, ma qualcosa in me si sta accendendo. Quella fiammella pilota, sempre accesa e pronta a diventare vampata, sta per venire raggiunta da qualcosa. Decido il modello di cuffie, e chiedo informazioni sul disco che sta suonando in diffusione. Mi dicono che è un gruppo Inglese recente che fa pezzi strumentali che accompagnano, nel caso di questo disco, i dialoghi storici e originali della NASA nelle missioni spaziali più famose della storia. Il disco costa 5 sterline, non ci penso due volte, compro disco e cuffie. Sento che devo correre a casa a copiarlo nel lettore e andare a camminare con quello, e mi metto a correre quasi in preda ad una frenesia, una visione che ho paura mi sfugga. Arrivo, lo copio, parte la musica. Tutto è come lo immaginavo. Sento la solita energia, il solito movimento, chiarezza sopra le parti, sopra ogni dubbio e dettaglio quotidiano che ti rende piccolo, sommesso. Riprendo la mia grandezza, come un gas in espansione non trovo limiti e abbraccio tutto. Arrivo sulla statale che passa sopra il fiume Avon e mi fermo li a godere da lontano della vista del famoso ponte. Paesaggio e musica si fondono, pare non possano esistere separati. Come due ingredienti inerti che solo uniti prendono vita. Sento che nonostante i tanti dubbi, i ricordi ancora caldi, anche qui, anche in questo nuovo giro posso inventarmi la mia realtà e farla mia. Mi avvio verso il parco e in pochi passi mi trovo in mezzo alla natura. Cambia la canzone e parte un pezzo dolce, tranquillo, che dopo la sferzata di energia sembra voler andare a sciogliere freddo e amarezze. Mi affiora alla mente un sogno fatto stanotte e in un istante passo dall'espansione all'introspezione, dalla forza alla tenerezza. Quell'energia che prima mi faceva sentire sopra le parti diventa ora una calda coperta sotto la quale versare delle calde lacrime di malinconia, di un calore che mi manca, mi manca un sacco. E' benefico lasciare le emozioni susseguirsi e a volte accavallarsi, senza giudizio, senza sentirsi strani o emotivi. Come nuvole nel cielo che dopo l'acquazzone si fanno da parte e lasciano di nuovo il palco al sole. Come i bambini che sanno passare dal riso al pianto nel tempo di un sospiro, dovremmo anche noi imparare a lasciar fluire le emozioni senza vergognarcene.
Lascio il sentiero principale e mi inoltro nel bosco. Spengo la musica e ascolto il silenzio seduto su una pietra a lato del sentiero. Qui nella natura, tutto è essenziale, non c'è separazione tra luoghi geografici, società, culture. Il silenzio musicale che trovo qui è lo stesso che c'è al parco dello Storga nella mia città, o quello in Uganda in mezzo alla natura, o ancora in Islanda e in qualunque altro posto naturale in cui la colonna sonora sia il solo suono delle nuvole mosse dal vento. Passa della gente e ritorno presente. Inizio a sentire freddo per l'esser stato un po' fermo e decido di tornare. Esco dal bosco e in dieci minuti torno in vista della città e li rifaccio partire la musica. Oggi, come a volte accade, ho ricevuto dei regali e ho cercato di goderne più che ho potuto, impregnando così questa città e questi luoghi della mia energia, delle mie emozioni. Non ha davvero una gran importanza che lavoro troverò, se lo troverò e se alla fine ripartirò presto e il tempo speso qui sarà appena sufficiente a lasciare la mia impronta. Qualsiasi tempo e luogo vissuto in contatto con le proprie verità, con la propria anima, lascia il segno e diventa esperienza viva.

Torno all'ostello, alla mia casa e la mia famiglia rigenerato, pieno di voglia di trasmettere questa speranza, rimettere in gioco quest'energia e vedere curioso cosa produrrà.

domenica 24 gennaio 2016

Minestrone di passato, presente e futuro..

Sono appena entrato alla central library, la biblioteca che serve questa zona di Bristol, a 5 minuti dall'ostello. Arrivo da una breve passeggiata apparentemente corta e banale attraverso persone, macchine, edifici e strade. Banale all'occhio esterno ma piccolo viaggio al mio interno, nel lasciar volare le emozioni seguendo dei pezzi di “Femi Kuti” figlio del mitico “Fela Kuti”. In particolare canzoni come “Survival” e “Frustrations”, musica che mi porta lontano, mi sintonizza col mio nucleo, e all'istante rende assurdo il mio essere qui in questo ordine formale e fatto di persone che si fanno piccole piccole per entrare ognuna nel suo quadratino assegnatole. Mentre cammino volo in un luogo non fisico che non è Uganda, non è Italia, non è Islanda..non è da nessuna parte e allo stesso tempo è in tutti i luoghi in cui sono stato e che ho dipinto con questi colori, con questo fluido denso. E' la camera di combustione di un vulcano sempre attivo sotto l'aspetto di uno dormiente, formalizzato e inserito in questo mondo. La canzone che ascolto è come un diapason, come un “la” che fa risuonare e manda in risonanza qualcosa di sempre presente, che cerco sempre di razionalizzare ma che forse ha poco senso farlo. Come una valanga che è li, ad aspettare quell'eco, quel richiamo che si espande e fa rompere l'ultima resistenza che la trattiene. Sono il rebus di sempre, anzi ogni giorno di più, ogni esperienza più in carne viva, più aperto quel canale e più potente la valanga. Piedi per terra, e testa e cuore a rincorrersi nei cieli del mondo, nei cieli delle possibilità, delle dimensioni e degli universi dentro e fuori di me. Poi una volta scaricata la pressione, scesa la valanga tutto torna tranquillo, una specie di pacifica apatia, anti-camera di una nuova esplosione. Siamo oscillazione, siamo cicli, vibrazione, energia pura. Siamo vita e morte, apertura e chiusura, siamo ordine e caos. Siamo questo è infinitamente di più, e contenerci e definirci ci ammazza e taglia fuori connessioni vitali, ossigeno per l'anima che inizia a morire.
Torno alla realtà e mi guardo intorno. Vedo ognuno perso nel suo pc, nella sua pagina internet intenti a cercare...ma non tanto per “trovare”, piuttosto per “cercare di non pensare” ecco la verità. L'ennesima distrazione per stare lontani da quella potenza che abbiamo. Ammutolire la nostra voce interiore per evitare che la sua eco scateni la valanga.

Questa introduzione non era per nulla prevista, ma mi ha supplicato di essere scritta, ha chiesto che le dessi voce e di essere protagonista e diapason di questo primo post Inglese.
Sono qua da una settimana giusta e come sempre mi pare un secolo. In questi giorni mi son dato da fare per fare mio questo posto e sentirlo famigliare. Mi sono iscritto ad una palestra in cui c'è sauna bagno turco e piscina. Ho frequentato il gruppo di Capoeira Angola e da entrambe la parti ho già stretto dei rapporti che mi fanno sentire un po' a casa. Da questo punto di vista sono soddisfatto, era il mio obiettivo di mettermi alla prova in un posto nuovo e avere a breve attività e amici che me ne facessero sentire parte. Dall'altro però ho attraversato delle piccole grandi tempeste interiori, dei terribili rigurgiti di passato prossimo e remoto che hanno proiettato ombre scure e tanti dubbi e domande scottanti.

Una settimana fa a quest'ora ero in viaggio verso Bristol, in macchina con Robert un ex viaggiatore vagabondo con un esperienza di autostoppista di tutto rispetto. Appena mi ha visto non credeva ai suoi occhi. Era davvero tanto che non vedeva più qualcuno fare l'auto-stop e non ci ha pensato due volte per decidere di fermarsi. Arrivavo così a Bristol dopo due belle ore di chiacchiere, dopo la soddisfazione di aver iniziato col piede giusto, a modo mio, fuori dagli schemi e in contatto con la gente, che è il cuore di ogni luogo. La sera all'ostello scrivevo un primo post che non ho mai pubblicato perchè nei giorni successivi ero entrato in quella bufera interiore che rendeva tutto ciò che avevo scritto così anacronistico, così incoerente. Vorrei riportarlo ora però, perchè credo molto nella spontaneità della scrittura che deve catturare il momento, e che quando passa diventa più una cronostoria che un canale vero e proprio.

Ecco cosa scrivevo quella sera e il giorno dopo camminando per la città..

Domenica 17 Gennaio ore 22:00
Mi siedo a scrivere un po' ai tavolini della zona comune dell'ostello. Poco fa ho chiacchierato con la “famiglia” di viaggiatori, di cui la maggior parte spagnoli che vivono qui nell'ostello. Dico “vivono” non a caso visto che alcuni sono qua da 2, 3 6 mesi fino addirittura un anno. Non riesco neppure a immaginare di stare in un ostello così a lungo. Il mio record massimo è stato l'anno scorso a Oxford standoci quasi 3 settimane e cambiando dormitorio almeno due o tre volte la settimana, e già così è stato abbastanza. Sono tornato da poco da un ottima cenetta in un ristorante Indiano a due passi dall'ostello. Prima di cena mi ero fiondato in una spa qui a quattrocento metri che ho scovato dopo quasi un ora di ricerche su internet e dopo aver scartato almeno dieci posti trovati per via dell'orario di chiusura, la distanza e il prezzo. Con un colpo di fortuna trovo un centro benessere vicinissimo e con un prezzo davvero ottimo, solo sette sterline e cinquanta con l'accesso alla palestra, la piscina con a fianco vasca idromassaggio, sauna e bagno turco!! Non chiedo di meglio per iniziare bene la mia storia in questa città, e non c'è di meglio per conoscere locali e sentirsi già un po' inserito. Entro subito in sauna e come sempre si apre un portale magico e pare di conoscersi tutti da molto. Ho ricordi di tutte le saune degli ultimi quattro anni tra Europa, Centro America e Africa. Saune in Islanda, Svizzera, Germania, Guatemala, Uganda non importa in che paese, appena si chiude la porta nasce una specie di intesa, di curiosità di conoscersi. Stasera è successo lo stesso, quando dopo aver rotto il ghiaccio (..cosa abbastanza automatica in sauna..), si è iniziato a chiacchierare, scherzare che quasi pareva un mercato. C'erano una coppia del Malawi che vive da molti anni in Inghilterra, un Inglese di colore, una Tailandese e una ragazza Inglese...ed ovviamente io che ero arrivato da sole tre ore ma che in quel contesto mi pareva di essere qui da almeno una settimana.
Questo nuovo viaggio è iniziato con una forza formidabile. Tornando per un istante nei sedili dell'aereo per Londra, questo è il fluido denso delle mie emozioni, che quasi in trance riportavo rapidamente sulle note del cellulare per non perderle..

“L'aereo sta già rullando, tra poco i motori inizieranno ad urlare ed in un preciso istante avverrà la magia; le ruote sulle quali ora poggia tutto, all'improvviso si troveranno a girare nel vuoto quando le ali saranno pronte, e il sogno di volare diventerà ancora una volta realtà. Con questa immagine in testa, eccomi qua, di nuovo solo, verso una nuova avventura e nuovi orizzonti, anch'io pronto a staccare le mie ruote interiori e seguire quel sogno di “volare” che ogni essere umano ha. Quella pazza rincorsa in un gesto atletico al limite, focalizzato, in attesa di sentirsi portare dall'aria, dalla vita. Ascolto dei pezzi dei Perfect Circle, canzoni cariche che muovono energie e visioni.
Una volta questi moti erano un po' a fondo perduto, a vuoto, mandando il motore ai massimi giri senza carico, senza trasformare quell'immensa forza motrice in movimento, in trazione. Ora però col tempo sento che sono sempre più allineato, sento che è sempre meno uno spreco e che quella potenza può diventare energia cinetica, può diventare spinta. Ecco che mille sbagli, mille esperienze, mille sprechi, mille strade giuste o meno hanno insegnato a scartare il superfluo, fanno perdere la zavorra e maturare quel rapporto tra motore e ruote. Crescere, maturare, e forse invecchiare dovrebbero essere così..un lento ma graduale e cosciente trasferimento della potenza dalle “ruote” alle “ali”, dalla forza fisica a quella interiore. Spostando il punto di appoggio dal corpo all'anima, proprio come l'aereo vola grazie alla collaborazione tra le ruote e le ali. Sto per entrare nell'ignoto, e come sempre vedo la partenza come un imbuto. Non c'è altra via e passarci attraverso e un po' come morire, ridursi al minimo..si passa solo con l'essenziale. E l'essenziale è la nostra parte più intima, più vera e forse insapore, vergine, pura coscienza. Chi siamo senza i nostri limiti? Chi siamo senza i nostri punti di forza? Chi siamo senza le cose che non ci piacciono ma che per assurdo ce le teniamo così strette perchè ci danno sicurezza? Siamo un cuore che batte, siamo un cervello fresco, ricettivo, siamo possibilità infinite, siamo coscienza in movimento, siamo l'aria stessa che ci sorregge e nella quale voliamo. Ho sempre sofferto molto questa transizione, ancorato ai miei sapori, i miei umori. Ho anche sempre sognato di saper vivere diversamente questo cambio di sintonia. Ora che, forse, sta accadendo non mi pare vero, sono sopraffatto dall'emozione e tutto mi sembra più facile, possibile. So che avrò momenti duri, pazienza, questo intanto è un buon inizio. Questo mese a casa è stato bello, duro, profondo, importante, ennesimo esame e test. Fisiologica chiusura dopo l'espansione in Africa. Apertura e chiusura, esercizio e riposo. Ora come una molla ricaricata, al punto di massima compressione, faccio scattare il meccanismo e, inarrestabile, tutta l'energia diventa propulsione.”

Lunedì 18 Gennaio
Esco dall'ostello e cammino per la città. Sposto l'attenzione sulla mia antenna. Vivo a "denti stretti tra cielo e terra" come dice una bella canzone dei Dahmm.
So di essere ancora in quella terra di nessuno in cui tutto è nuovo, e in questa landa aperta vedo nuvole nere all'orizzonte. Le conosco, sono le mie solite tempeste, vecchie compagne..e so che presto dovrò affrontarle, la mareggiata mi travolgerà e di nuovo morirò e rinascerò. Mi spaventa un po', ma so che per raggiungere le vette più alte bisogna saper esplorare gli abissi più profondi. Come un Guerriero sfioro la mia spada, svuoto la mente e con lo sguardo fiero scruto l'orizzonte.

Ed ora torno al presente, alla Central Library. Riprendo il filo e mi preparo ad uscire, a tornare alla realtà fatta di incontri, momenti, esami e speranze. Sto iniziando a gustare questa convivenza in ostello e a guardare con curiosità il via di vite e destini che c'è qui, ma questa è un'altra storia e ne parlerò in un altro momento.

giovedì 14 gennaio 2016

Like an underground river

How many dimensions has reality? How many layers of meaning are there?



Reality is like a book which has various layers of meaning. It can be read like a story, like a novel, with all its characters and happenings. It can also give profound teachings hidden in the folds of a simple story. And lastly, in the deepest layer it can take you into the main core of reality, which is not visible to our eyes, not detected by our regular senses. In this layer you become the writer and the book magically talks about you. You become writer and reader at the same time. A concept that i feel and live everyday traveling and especially here in this place and this moment, on the shore of Victoria lake.


I came here as the first stage of a new phase, that is traveling alone and independent for a while. It's pouring with rain while i'm writing and a moment ago watching the rain fall ,rippling the surface of the lake, which shortly before was as flat as a board, i think about reality and the deep layers it contains that we keep on missing all the time. We tend to override every moment like with a tank, frantic and greedy of new moments which we will again override in our wild ride. It's like eating a course and already thinking about the next, without tasting and enjoying the one right under our nose. We are always projected in the next moment, loosing the magic and the message that the present one contains, which indeed is a “present”, a gift. It's the famous “here and the now”. So it's exactly in a place like this with not much to do, lot of nature and free time that we realize how we are unable to stop the world, our inner world that determines then the external world. Every single moment our mind tells us a story, starting from external inputs. Sounds, smells, images and situations. Our mind really does contain the best of everything to tell us our own story, to teach us how we need to react to these inputs. And there we have reality, our own freshly-baked reality made of considerations and impressions that only we live. Our mind needs continous inputs to keep telling its story, its illusion, and to keep us distracted from that deep layer that flows like a river under the veil of reality. The Mind gets tired of the same inputs and so to take revenge, it starts projecting images from its huge collection piled up along a lifetime. And here comes opposing emotions of frustration, nervousness and a need of new things, adrenaline to feel alive, active. And here is how a place, that a moment ago seemed perfect to find yourself, can become like a small prison from which we want to run away. But this is where the fun starts. It's overcoming this first stage that allows the magic to begin. Traveling is not only a physical journey through new lands and sleeping every night under a new moon. Traveling is also taking a journey inside ourselves, drifting into our own personal deepness bringing light down to the depths of our soul, helped by the considerations that the journey induces and from the projection of ourselves that bounces back from meeting others. Yesterday before lunch there was a wonderful light, and on the horizon huge and soft white clouds lit by the sun.


The clouds, ahhh how beautiful!! I have passed all my life admiring them, especially the huge and creamy ones lit up by the sunset. I have often dreamed of flying around and through them, and once tired sitting down on one of them to watch a fiery sunset and the sun being swallowed by the horizon. The clouds...a perfect example of something ever changing, never static. How many of us have passed endless moments lying on a lawn with friends watching the strange and funny shapes they gradually took, and to see how a picture turned into something else??...Magic!!
Yesterday i was looking at this view and i was reflecting about the trip i'm making, about my being here. I left Mbale a few days ago, a town that has been my home for over a month, and after three wonderful days with a friend in Kampala here i am in this corner of paradise. Here, inspired by the landscape i enjoy my present and try to break down the future. That future that our mind keeps projecting, making you feel nervous, late with your plans, ideas and everything. I think about how this journey began, more like a way to save my life, to react and get back on my feet after an hard knock down. And now i see me, here in Africa in the front of Victoria lake, studying Swahili, enjoying a present full of emotions and not feeling too worried about the next step to take. As many know i still don't have a return ticket ..and for the moment i still don't want to look at flights and think about a possible return, even so it's probable I will be home for Christmas. I think about this while watching the landscape, and suddenly, as if by magic, my mind steps aside; i follow with my gaze the birds playing above the lake, i see an eagle on a branch 2 meters above my head. I become a simple observer and i think what else could an human being ask for. And so i ask myself, why should i really go back? Maybe i should stay here until i feel that i have had enough, maybe there's something for me here, and that's why i came. Life is ironic and travel is its best representation. I'm letting myself be crossed and shaped by everything, carried by the current, this is what i feel now and it's a crazy feeling, giving me shivers, like i never felt before. Because sometimes when traveling alone, i had been holding on thinking about my return. This time its different, i'm flying, embroiled in people, places, situations and already no longer the same and even with a return ticket in my hand i know that i will never really come back. This is the mood i want to keep now, and live this experience as if there was no tomorrow, making it timeless, making it “life”, as if i would stay here forever.


Finally i leave you with a passage from the book “The never ending story”, a true masterpiece that contains various layers of deepness put together with art. This passage of the book represents perfectly everything that i'm living in this moment.


Premise: Bastian is in Goab, the multicolour desert which was born from the wood of Perelun “created” by him, and talks woth Graogramàn, the mighty lion master of the desert.


<<Grogramàn,>> he said after a long silence. <<May I ask you a question?>> <<Your servant is listening.>> <<Is it true that you've always been here?>> <<Always!>> <<And the desert of Goab has always existed?>> <<Yes, the desert too. Why do you ask?>> Bastian pondered. <<I don't get it,>> he finally confessed. <<I'd have bet it wasn't here before yesterday morning.>> <<What makes you think that, master?>> Then Bastian told him everything that had happened since he met Moon Child. <<It's all so strange,>> he concluded. <<A wish comes into my head, and then something always happens that makes the wish come true. I haven't made this up, you know. I wouldn't be able to. I could never have invented all the different night plants in Perilin. Or the colors of Goab-or you! It's all much more wonderful and real than anything I could never have made up. But all the same, nothing is there until I've wished it.>> <<That,>> said the lion, <<is because you're carryin AURYN, the Gem.>> <<But does all thi exist only after I've wished it? Or was it all there before?>> <<Both,>> said Grogramàn. <<How can that be?>> Bastian cried almost impatiently. <<You've been here in Goab, the Desert of Colors, since heaven knows when. The room in your place was waiting for me since the beginning of time. So, too, was the sword Sikanda. You told me so yourself.>> <<That is true, master.>> <<But I-I've only been in Fantastica since last night! So it can't be true that all these things have existed only since I came here.>> <<Master,>> the lion replied calmly. <<Didn't you know that Fantastica is the land of stories? A story can be new and yet tell about olden times. The past comes into existence with the story.>> <<Then Perilin, too, must always have been there,>> said the perplexed Bastian. <<Beginning at the moment when you gave it its name,<< Grogramàn replied, <<it has existed forever.>> <<You mean that I created it?>> The lion was silent for a while. Then he said: <<Only yhr Childlike Empress can tell you that. It is she who has given you everything.>>