lunedì 16 maggio 2016

Una finestra sul mondo..

Mentre studio Francese, do un occhio al panorama dalla finestra alle mie spalle e decido che non posso darlo per scontato, non posso commettere questo errore. Mi siedo sul letto a gambe incrociate guardando la finestra completamente aperta, e così vicino da sentir l'arietta entrare e rinfrescarmi le gambe. Resto in silenzio e osservo. Il panorama è mozzafiato. Sono le 22.15 ma il cielo è ancora lievemente luminoso e azzurro. All'orizzonte il profilo delle montagne, sopra le quali il cielo passa da un rosa arancio fino, a strati, andare verso il giallo. Più giù, una parte del lago spunta da sopra il profilo delle case del paesino, e finisce ai piedi delle montagne in lontanaza. E' illuminato dalla luce del tramonto e i suoi contorni rendono ancor più visibile la catena montuosa all'orizzonte. Il profilo delle cime è reso così nitido dal contrasto con la luce del tramonto, che pare quasi che il cielo stesso, carta da parati incollata sulle quinte di questa scena, si sia strappato lasciando uno spazio nero tra il cielo e il lago più sotto. C'è un silenzio magico, un silenzio pieno di dignitià, di essenza. Mi sento un po' come Bastian, con la copertina sulle spalle, in magica riverenza e stupore ad osservare qualcosa che mi sta dicendo molto, ma con un linguaggio che non ha parole, non ha concetti, ma solo silenzio e verità. Sono protagonista e parte integrante di questa scena, non sono separato ma mi fondo e confondo con essa. La felicità sta nelle piccole cose e nei piccoli momenti, la felicità è essere in quiete e sentirsi parte di qualcosa di grande e potente, ma che si muove lento e inesorabile in questa quiete. E felicità è condividere tutto questo e sentirsi uniti da una natura così grande sotto un cielo potente. Ora, finito questo mio piccolo pensiero, richiudo il pc e torno a fondermi col paesaggio, cercando di annullare la distanza tra la natura dentro me e quella al di fuori, visto che sono, in realtà, natura-lmente un tuttuno.

Scherzi da troppo sangue al cervello..

Quante porte ancora da aprire, quanti paesaggii da respirare, quanti panorami inteiori lasciati alle spalle, ma riflessi in nuovi panorami oltre il valico, oltre i picchi più alti che proteggono e racchiudono nuove valli da esplorare. Basta una canzone vecchia per schiudere mondi e per scoprire quanto ora, dopo tante esperienze, dopo tanti altri panorami, quelle vecchie canzoni ridanno le stesse vecchie emozioni, ma ora sempre più comprensibili, più concrete. Ciò che provavo allora è identico a ciò che provo adesso, nulla è cambiato, quasi due decadi son passate, ma lo sappiamo, il tempo non esiste e ciò che conta è che prima o poi il magma fa la sua via, e inizia a diventare forza motrice. Alti, bassi, vertigini in alto così in basso, ma l'importante non è evitare le cadute verso il buio, ciò che importa è risalire tanto quanto si è scesi, li su a pescare aria buona, a vedere il panorama, il nostro panorama dall'alto. Si scenderà di nuovo, perchè è naturale, perchè quella li è la sala macchine, è dove nasce e si accumula il magma, fonte di energia potente come una stella; e alla fine buio e luce, abissi e cieli sconfinati, sono due parti della stessa natura. Gli occhi della tigre ti guardano ovunque tu sia, vedono al buio come alla luce accecante, se ti li seguirai trascenderai, se li seguirai diventerai ciò che sei, strapperai quel velo, quella maschera che porti e sarà solo luce.

venerdì 13 maggio 2016

Pensierino della sera..

Dannate scatole cinesi, dannate linee che ci delimitano gli spazi e soffocano la nostra essenza. Siamo tanto, tanto di più di quanto ci definisce, di quanto ci racconta. Noi stessi ci definiamo, per paura di questa vastità, perchè un oggetto senza contorni non è visibile alla mente. La mente genera confini, scatole e ordina, separa..appunto separa! Ma se poniamo attenzione al più semplice dei gesti, anche il solo muovere una mano...qualcosa di così scontato, di così conosciuto...bene quel movimento avviene grazie a innumerevoli leggi fisiche e chimiche, grazie alla collaborazione di motli organi e strutture fisiche, il tutto comandato dal cervello in accordo con la nostra volontà di fare quel movimento. Una vera e propria sinfonia di eventi. Ora..da dove arriva quel comando che noi mandiamo? Voglio dire..se isolo il momento in cui scelgo di muovere la mano, l'inizio è un pensiero giusto? E il pensiero parte da noi come identità individuale che sceglie per un qualche motivo di dare un comando alla mano. Ma se andiamo ancora oltre con lo zoom, c'è qualcosa che sfugge perchè subito prende il sapore del nostro Io. Bene, giungo così a due conclusioni, una è che oggi ho lavorato troppo e forse è il caso di andare a letto. Due, che oltre la mia identità, oltre il nome che mi è stato dato e tutto ciò che identifica compresa la memoria, il ricordo di me ecc...oltre tutto questo, c'è qualcosa di insapore, di senza nome, identità, esperienza. Già vecchio quando si nasce e ancora infante quando si muore. Quel qualcosa, forse è l'anima, forse una qualche forma di energia, ma di certo va oltre ogni vicenda umana, e da accesso a tutte le nostre vere potenzialità. Io sono quella forma di energia, che passando attraverso il filtro dell'identità si trasforma in Ale e si riduce entro i confini che si sono definiti da esperienze, input sociali e tanto altro. Ora, io energia, io Ale e il mio culo umano ci spostiamo sul lettino a fare le nanne, non prima però di aver droppato questo pensierino serale. Buonanotte a tutte le forme di energia!

"Giunto al termine del giorno, cerco fra le coltre un poco di speranza, peto in abbondanza, non ho più sgomento, lieto mi addormento, ebbro dei miei gas". - Elio