mercoledì 12 aprile 2017

Partenza da Shimoni, imprevisti vari e racconti perduti. Storia di otto lunghi giorni lungo la costa tra Kenya e Tanzania"

---------ENGLISH VERSION WILL SLOWLY COME BELOW, STAY TUNED----------


E' un po' che non scrivo nel blog e mancano vari racconti che vorrei riportare perché interessanti. Non scrivo da un po' perché dalla partenza da Shimoni, dove ho scritto l'ultimo pezzo ne sono successe di tutti i colori e non ho più avuto modo, la calma e lo stato mentale di scrivere o raccontare. Ora scrivo da un internet caffè di Zanzibar e cercherò di riprendere un po' il filo dei racconti perduti.


Giorno UNO

Partivo da Shimoni con quella stupenda esperienza dei bambini nel cuore e l'amicizia con Sami che mi aveva rinfrancato e nutrito. Per tornare alla statale dovevo rifarmi quei 15km di sterrato per poi farne altri 30 circa per arrivare a Lunga Lunga villaggio di confine prima della Tanzania. Parto e dopo poco iniziano i problemi tecnici. Cade la catena varie volte dovuto agli scossoni delle buche e un pessimo settaggio del cambio, la recupero un paio di volte al volo senza fermarmi usando il cambio, ma alla terza questa cede e si apre di netto lasciandomi coi pedali che girano a vuoto. Qualche blasfemia che esce strozzata e penso che per fortuna e grazie al consiglio di un amico ho comprato quell'aggeggio per aggiustare la catena. Pensavo che non l'avrei mai usato e al contrario avrei sicuramente forato mille volte prima di rompere la catena, e invece mi sbagliavo. Penso inoltre al tipo che mi ha venduto la bici a Mombasa, gli avevo chiesto di cambiarmi la catena per averne una nuova ma mi aveva assicurato che non serviva. Mi fermo e dopo un breve studio dell'aggeggio e della catena stessa capisco il meccanismo e la sistemo. Attorno a me intanto si sono raggruppati 5 6 bambini locali, scimmiette curiose che osservano e commentano la mia attività. Riparto contento della nuova esperienza e di aver riparato la mia prima catena e dopo non molto mi accorgo di aver perso per strada il mio multiuso cucchiaio-forchetta-coltello. Provo a tornare un pò indietro e vedo il gruppo di bambini che mi viene incontro con il mio aggeggio chiedendomi "pesa" cioè soldi. Mi hanno senza dubbio salvato, gli do volentieri qualche spicciolo e poi riparto. Finalmente arrivo alla statale senza altri intoppi e all'incrocio mi fermo per una breve pausa anguria. Riparto e ormai fa un caldo allucinante e decido di proseguire a zigzag, albero dopo albero facendo pause all'ombra e riprendendo per brevi tratti. Trovo un albero stupendo sotto il quale divorare la seconda metà dell'anguria e starei qui per sempre, al fresco e con questa frutta divina. Riparto e tra un zig zag e l'altro il sole inizia a calare un pò e io a pedalare con più costanza. Inizio a ingranare finalmente, quando mi accorgo che la ruota posteriore è imberlata e mi torna in mente quando all'andata per Shimoni una delle due borse posteriori era accidentalmente entrata nei raggi andando a bloccare di colpo la ruota. Capisco che si devono essere piegati dei raggi e la farò sistemare al primo villaggio. Proseguo e arrivo ad una luuuunga discesa dopo la quale vedo una luuuunga salita. Ai bordi della strada decine e decine di studenti che io, bello carico saluto a mo di papa a destra e sinistra. Parte la salita e smetto di sentirmi così carico..testa bassa e la affronto, dopo la quale arrivo finalmente a Perani. Faccio tempo ad arrivare nel villaggio sotto gli occhi di decine di locali curiosi e mi accorgo che devo aver perso gli occhiali da sole. Altre improperiche volano questa volta verso me stesso che evidentemente non li ho messi in un posto sicuro e decido di provare a scendere pian piano e vedere se li ritrovo. Erano occhiali da decathlon, nulla di che, ma foto cromatici e davvero utili in bici pedalando a diverse ore del giorno mattina e sera e VITALI contro insetti e polvere a qualunque ora. Scendo lungo la stessa lunga salita che avevo appena conquistato e ripasso a fianco dei molti studenti che ora sgranano gli occhi e di sicuro penseranno che questi muzzungu devono davvero aver perso la testa. Faccio un buon 4 km forse di più e non trovo nulla, nel frattempo incrocio un moto taxi che ha appena scaricato una persona che vedendomi cercare qualcosa si offre di fare qualche chilometro cercando per me. Mentre proseguo mi accorgo che sto facendo troppa fatica..guardo in basso la ruota frontale e...HO FORATO!! In un istante ripercorro con la mente tutta la giornata fino all'esatto momento in cui la mattina, appena si era rotta la catena pensavo a quanto bizzarro fosse che non avessi ancora forato e vola al cielo un colossale "DOH" alla Homer Simpson. Ora non solo ho perso gli occhiali ma sono ad oltre 4 km dal villaggio e con la ruota bucata. Mentre decido il da farsi penso al moto taxi che forse potrà aiutarmi in qualche modo. Lui torna senza aver trovato nulla e gli racconto che nel frattempo ho forato. Mi guarda come scoraggiato ma subito si mette a pensare. Vuole davvero aiutarmi e per prima cosa si prova a tornare assieme lungo il percorso per ritentare la fortuna con gli occhialiò. Lascio la bici a casa di una famiglia che nel frattempo ha seguito la faccenda. Gentilissimi davvero mettono la bici dentro al sicuro mentre noi andiamo e torniamo senza successo. Robert, il moto taxi si inventa un modo per legare la ruota anteriore della bici lasciando quella posteriore girando sull'asfalto. Pare funzionare e si parte verso Perani dove per ringraziarlo gli offrirò la cena più un compenso per la benzina. Lui non avrebbe chiesto nulla e devo dire che mi ha davvero salvato la giornata, proprio un angelo! Il giorno dopo la missione era far sistemare la foratura e la ruota posteriore imberlata. 


Giorno DUE

La mattina mi sveglio presto e da un meccanico un ragazzetto mi sistema la ruota forata mentre un secondo, che ci guardava da un gruppetto di moto taxi in attesa di clienti, si offre di sistemarmi la ruota posteriore nel suo laboratorio. Mentre mi sistemano la bici conosco una prete locale che parla quasi perfettamente Italiano. E' disabile ma con un carattere fenomenale e mi spiega di un associazione locale che ha fondato in aiuto ai disabili del villaggio, principalmente causati da malattie degenerative. Mi dirotta ad un incontro dopo il quale spero di partire per non trovarmi a pedalare sotto il sole cocente. Conosco alcune delle persone nell'associazione, ci scambiamo i contatti e torno verso l'ostello per prepararmi per la partenza. Chiedo dove possa trovare un bancomat, se non qui a Lunga Lunga e il proprietario dell'ostello mi dice che non ci sono bancomat ne qui ne li. ORPO!! C'è un negozio che ha un bancomat telematico ma provo e non funziona perché va solo con carte locali. Mi dice che l'unica è tornare ad Ukunda (due passi da Diani), praticamente la mia prima tappa dopo la partenza da Mombasa. Mi viene un collasso, guardo al cielo e penso a chi mi aveva detto che c'erano bancomat nella zona. Tutto sommato però sono già le 11 e fa già caldo, a questo punto rimando la partenza a domani e poi fino a Ukunda è solo un ora e mezza col mini bus. Parto, ritiro a Ukunda e torno a Perani che è ancora chiaro, circa le 17. Penso che potrei farcela ad arrivare almeno a Lunga Lunga a 15km da Perani prima del buio. Preparo la bici, svuoto la camera e faccio per partire ma...la ruota anteriore..è di nuovo sgonfia!!! Altro sguardo al cielo e un pensiero d'amore al ragazzetto che mi ha sistemato la ruota. Ritolgo tutto dalla bici, riprendo la stanza e mi metto all'opera per sistemarmi la foratura da solo, magari è l'occasione per imparare visto che sarebbe la mia prima volta e che a quest'ora ormai i meccanici sono chiusi. Riparo la camera d'aria e noto i buchetti che il ragazzo mi aveva mostrato e vedo che ne ha lasciato fuori uno. Rimonto il tutto e vado a cena. Appena torno però trovo la ruota ancora giù..ma in modo strano, la camera d'aria non è sgonfia ma è fuori dal copertone, come fosse saltata fuori. Sgonfio e rifaccio il tutto assicurandomi che il copertone sia dentro il cerchione in tutti i punti, ma dopo soli 3 minuti con la ruota gonfia lo vedo letteralmente esplodere davanti ai miei occhi e saltare fuori dal copertone. Ok, qui c'è qualcosa che va oltre la mia esperienza e rimando all'indomani mattina dal secondo meccanico. 


Giorno TRE

L'indomani all'alba questo mi mostrava come il copertone che a Mombasa mi avevano montato era di poco più grande del cerchione, e che quindi non offriva la massima aderenza al copertone che sotto la pressione della camera d'aria usciva dalla sede del cerchione. Solo sapendolo, si può rimediare nella fase del gonfiaggio, controllando che faccia aderenza in tutti i punti. Ripenso al tipo di Mombasa e alla maniera Africana di fare senza pianificare, di fare per il momento presente senza pensare alle conseguenze. Loro si che vivono nel qui ed ora, ma questo forse è troppo.
E' ancora presto e finalmente riesco a partire col fresco e in direzione del confine dove arrivo rapidamente.
Qui la speranza è di riuscire in qualche modo a passare nonostante non abbia la tessera di vaccinazione con la febbre gialla. Spiegherò in separata sede questo punto, ma per scelta non ho fatto e non voglio fare nessun vaccino.
Arrivo bello fresco alla frontiera del Kenya e all'uscita il dottore mi chiede la tessera delle vaccinazioni. Faccio finta di cercarla e di averla quindi probabilmente persa e senza battere ciglio mi dice che me la rifa lui, perché poi alla frontiera della Tanzania me la chiederanno di sicuro. Mi fa entrare negli uffici e mi dice che, visto che avrò sicuramente fatto il vaccino basta solo rifare la tessera, ma li per li non sono sicuro di aver capito bene. Andiamo nell'ambulatorio dove c'è un altro ragazzo che poco dopo viene siringato. Io intanto mi preparavo cosa dire in caso invece volesse farmelo. Lo vedo invece prendere una tessera nuova e, appena uscito il ragazzo e siamo soli nella stanza mi dice, "devi solo firmare qua" e mi chiede 1000 shellini cioè 10 euro. Mi dice che se avessi dovuto rifarla all'altra frontiera mi avrebbero fatto pagare 50 euro. Lo ringrazio e vado via e mi rendo conto che è stato molto ma molto più facile di quel che pensavo. Attraverso la frontiera Tanzanese e sono finalmente in Tanzania. Appena fuori dalla zona della frontiera inizia una strada enorme, stupenda praticamente nuova. Un enorme e largo biscione che si estende fino all'orizzonte e alle nuvole bianche sul cielo azzurro. Cambio gli scellini Kenyoti con quelli Tanzanesi, faccio colazione coi soliti fagioli e parto. Per la strada non c'è nessuno, o quasi. Il paesaggio è stupendo e quasi non riesco a pedalare perchè mi fermo ogni 200 metri a fare foto, video e ad ammirare. Dopo un pò la novità scompare e inizio a pedalare sul serio. La destinazione di oggi è a Tanga, in totale da Perani dove ero partito sarebbero 80km, non male. Lungo il percorso faccio tappe acqua, pomodori e banane. Scherzo un pò con i bambini che ad ogni pausa mi attorniano e mi riposo sotto le ombre di stupendi alberi sotto i quali sembra esserci un altro clima, non più Africano. A metà strada verso l'una mi fermo in un negozietto a mangiare dell'altra frutta e conosco il leader del villaggio, con il quale faccio amicizia e inizia una bella e lunga chiacchierata. Riparto verso le 15.30 riposato e pronto a macinare altri chilometri. Dopo un pò, in discesa decido di fermarmi e cambio marcia bruscamente mentre freno. La catena si aggroviglia e va a toccare il disco che protegge i raggi e quasi blocca la ruota posteriore. Mi fermo, cioè scendo visto che ormai ero già fermo e sistemo la catena. Poco dopo passa un tizio in bici, una bici locale pesante e da trasporto ma in questo momento scarica. Mi chiede dove vado e gli dico che sto andando a Tanga, mi dice che ci va anche lui e mi fa cenno di seguirlo per andare assieme. Accetto la compagnia e inizio a seguirlo. Pedaliamo assieme, dure salite in silenzio solo dandosi un cenno con lo sguardo per motivarci e sentirci uniti nello sforzo, per poi filare giù in discesa con abbastanza fiato da scambiare due parole. Qui la strada è tutta così, lunghe salite e lunghe discese. Non ci faresti molto caso in macchina, ma in bici le senti tutte. Lui però è un treno, e nonostante la bici che ha e senza rapporti riesce a starmi dietro anche sulle salite. Li per li mi sentivo una schiappa vedendolo sempre a fianco a me, poi però ho pensato che ho minimo 15kg di bagaglio sulla bici senza contare che lui pesava 40kg bagnato. Questo comunque non diminuisce l'epicità di questa gente, che si fa in giornata 50 60 km e oltre con bici scassate e pesanti sotto il sole cocente senza battere ciglio. Lungo la strada si unisce un terzo compagno anche lui diretto a Tanga. Ci motiviamo tutti assieme e pedaliamo come treni. Ad un certo punto però cambio rapidamente per fermarmi e succede di nuovo. La catena scavalca l'ultimo rocchetto posteriore, si aggancia ai raggi con forza inaudita strappandone letteralmente due e blocca di netto la ruota. Resto perfettamente in piedi grazie al peso della bici. Scendo e mi rendo conto del disastro. Vedo inoltre che non c'è più il dischetto che protegge appunto i raggi e capisco che dev'essersi rotto nel caso precedente e per questo la catena ha potuto agganciare i raggi. Quante volte nella mia vita ho visto quel disco senza mai davvero capirne l'utilità. I miei due amici appena hanno visto la scena si catapultano letteralmente dalle bici lasciandole per terra e vengono a vedere cos'è successo. Iniziano a guardare, toccare e commentare cercando di aiutarmi in tutti i modi. Piegano i raggi rotti agganciandoli ad altri raggi per non farli entrare nel cambio e fare altri danni. Io li guardo e mi stupisce la loro sincera gentilezza e desiderio di aiutare. Pare quasi essere amici da tanto tempo. Provo a partire comunque ma la ruota ora è così imberlata che ad ogni giro tocca il telaio e si frena tanto che quasi non riesco a pedalare. Scendo e provo a piegare il cerchione con il piede, ma serve davvero a poco. I miei amici intanto devono continuare il viaggio e mi salutano calorosamente. Mancano pochi chilometri a Tanga ma mi rendo subito conto che è un impresa quasi impossibile, ad ogni giro della ruota quasi mi fermo e per quanto mi sforzi non riesco a prendere velocità. Riprovo a piegare il cerchione e piano piano riduco un pò l'attrito. Guardo il copertone per capire i danni che lo sfregamento produce e non vedo granché. Dopo quaranta minuti di sforzi vuoi la discesa e le salite diminuite, vuoi che devo essere diventato fortissimo la bici inizia a tornare usabile. Quasi in città, fermo per una pausa ritrovo il mio amico, il primo che avevo incontrato. Facciamo gli ultimi sforzi di nuovo assieme e poi ci salutiamo in una vera e propria festa, lui che mi da il suo indirizzo e i suoi contatti e mi abbraccia come un fratello facendomi capire che oggi per lui è stata una giornata fantastica. Ormai sono in città. Cerco una guest house e trovo un hotel economico con ristorante annesso e con di fronte un bel negozietto traboccante di frutta!! E' il posto per me e scelgo senza pensarci troppo! Controllo la bici e guardo il copertone. Strano, non vedo segni di usura. Guardo un pò più in alto sul bordo e spalanco la bocca. Altro che non ci sono segni di usura, la gomma è sparita nel punto in cui toccava e si vedono chiaramente i cavi d'acciaio della struttura del copertone. Tuttavia sembra ok e non mi preoccupo troppo.


Giorno QUATTRO

Passo due notti a Tanga, sistemo la bici e mi ritrovo con un cerchione d'acciaio made in China che non volevo ma che il meccanico ha messo perchè a suo dire non c'era in città un cerchione d'alluminio. Mi rassegno pago e mi organizzo per partire. Oggi no ho una meta particolare, l'idea è riprendere la statale nuova che ho preso per arrivare qui direzione Dar es Saalaam. Parto nella direzione che mi pare più sensata ma inizia uno sterrato. Lo percorro stoico e convinto che prima o poi diventerà quella strada bellissima ed enorme. Nel frattempo vi passano a fianco enormi camion che trasportano terra e sassi, moto taxi e macchine alcune sfrecciando. Dopo circa 6 km qualcosa non mi torna e guardo la mappa. E ovviamente scopro che la mia strada era un altra, e che quella che ho preso è quella costiera che va fino a Bagamoyo passando per i villaggi di pescatori. Chiedo un pò in giro e il mio sospetto è confermato, è tutta sterrata per almeno 180km!!!! Un dettaglio questo che non si poteva capire dalle mappe. Penso che è una follia, ma guardo la mappa e vedo che lungo il percorso si passa attraverso il parco nazionale di Sadaani, che assieme ad un altro in Asia sono gli unici due al mondo a sconfinare nell'oceano. Vedo delle foto in internet con elefanti, leoni e altri animali in mare, stupendo!! Mi tenta e penso che potrei anche farlo, passare per il villaggi di pescatori e godere della lentezza e di una zona meno trafficata. In compenso mi risparmierei almeno 150 chilometri visto che la strada grande fa un giro lungo per arrivare a Bagamoyo e Dar es Salaam. Passo un eternità nell'indecisione e nel dubbio di star facendo un enorme cazzata a scegliere lo sterrato, anche perchè una volta preso non c'è di tornare sulla statale. L'unico modo è a circa metà strada prendere sempre una sterrata che collega la costa con la statale, oltre 40km, poco meno di continuare fino a Bagamoyo. Tuttavia resto su questa strada e inizio a pedalare. All'inizio è dura perchè l'unico punto in cui si può pedalare senza continui balzi e buche è una fascia di circa 40 cm al limite esterno della carreggiata, che è stata ormai battuta dal continuo passaggio delle moto. Poco più a sinistra e ci si impianta sulla terra, poco più a destra e si inizia a ballare col rischio di spaccare davvero tutto. Passo la prima ora a impiantarmi e saltare al volo dalla bici "cadendo" sempre in piedi, con tutta felicità dei vari spettatori che si godono il muzzungu volante. Piano piano imparo e inizio ad andare più fluido, notando che nel punto giusto non è poi così male e si va pure rapidi. Tanga inizia ad essere lontana e il paesaggio inizia ad essere spettacolare, fatto di soli villaggi, natura e gli stupendi colori del cielo e dei vestiti delle molte donne coi propri bambini. Pausa pranzo da locali con immancabili fagioli e si riparte. Arrivo al tramonto a Pangani stanco ma soddisfatto dopo circa 45km di sterrato!! Cerco una guesthouse e trovo una sistemazione abbastanza economica per 15000 scellini cioè circa 6 euro. Scopro tuttavia presto che non sarò solo, ma condividerò il bagno con un ragno grande quasi come una mano. Con lui mi accorderò per un quieto vivere e un "se ci sono io non ci sei tu e viceversa". 

Pagani è una bella cittadina, stupenda per il suo puro animo Swahili e ancora non toccata dal turismo di massa quindi ancora molto vera. Dalla mia guesthouse il mare è a 200 metri e appena sistemata la mia roba e cenato con una bella insalata fatta in casa, decido di farmi due passi in spiaggia e magari un bagnetto al chiaro di luna. Esco in spiaggia e mi accoglie un cielo incredibile, la via lattea visibile e interrotta solo da bianche nuvole qua e la. La spiaggia è lunghissima, c'è bassa marea e il rumore del mare è lontanissimo. Cammino un pò con la luce e un pò senza, arrivo all'acqua e mi tuffo. In acqua vengo accolto dalle mille luci della bioluminescenza. Stelle in alto e stelle in basso dentro all'acqua. Nuoto e sguazzo in questo spettacolo mentre guardo il profilo della vegetazione alla fine della spiaggia. Penso al potere delle scelte, della libertà, sono in Tanzania da solo, libero e sto facendo il bagno di notte. Stupendo!!


Giorno CINQUE

Il programma del giorno dopo sarebbe partire già per Sadaani. La mattina mi preparo e a vado verso il primo meccanico per sistemare due cosuccie di poco conto. Ne trovo uno sotto uno stupendo albero all'inizio di una suggestiva via del villaggio. Sotto all'albero molte bici gambe all'aria, pezzi sparsi, il meccanico che col suo ritmo lento e pacato fa il suo lavoro e un gruppetto di 5 6 ragazzi più un uomo sulle cinquantina vestito da musulmano. Mentre aspetto che mi sistemi la bici mangio qualche pomodoro per assicurarmi la mia dose di minerali prima della giornata sotto il sole. I ragazzi commentano e ridono, al che l'uomo mi spiega, in perfetto Inglese, che per loro è strano vedere qualcuno mangiare pomodori così. Mi stupisce il suo Inglese, da quando sono entrato in Tanzania è la prima persona che incontro che parla così bene. Spiego perchè i pomodori sono così salutari e lui mi dice che qui la gente manca di informazioni e cultura a riguardo, non sanno cosa contenga il cibo in generale e cosa faccia bene e perchè. Parlando con lui mi rendo conto che forse sarebbe un ottima occasione studiare un pò di Swahili con lui. Glielo propongo e di primo acchito mi rimbalza da una persona che conosce. Io gli dico che voglio lui e capisco che non ha mai insegnato prima ma anche che forse per qualche motivo è la persona giusta. Lui accetta e ci accordiamo per uno stile di lezioni dinamiche, cioè girando per il villaggio, incontrando i locali e scambiando idee e opinioni, il tutto ovviamente condito con l'apprendimento di parole e frasi in Swahili al modico prezzo di dieci dollari al giorno per due giorni.
Saranno due giorni davvero interessanti assieme al mio "Mwalimu" (insegnante) Adan, bevendo caffè e kashata con i locali, imparando frasi e nuovi vocaboli e ascoltando loro conversare facendo attenzioni ai bei suoni di questa stupenda lingua.


Griono SEI

Passano in fretta i due giorni a Pangani ed è ora di riprendere il viaggio. Bella esperienza e credo di aver fatto bene a scegliere di restare e conoscere meglio questo villaggio. Tuttavia negli ultimi due giorni ho purtroppo dormito da schifo. La prima di queste due notti ero ancora nella guest house trovata appena arrivato. Quella notte. l'amico ventilatore sul soffitto che faceva la differenza tra un bagno di sudore e un decente riposo, si fermava di colpo. Era un black out in tutto il villaggio che durò poi tutta notte. E fu bagno di sudore. Non ho più chiuso occhio, riuscendo a dormire solo un paio d'ore in totale. Grondavo sudore senza muovere un muscolo. La seconda notte per evitare di ripetere l'esperienza avevo deciso di farla in tenda in un campeggio a due passi dalla spiaggia. Il pomeriggio mentre piantavo la tenda c'era una deliziosa aria che arrivava diretta dentro la tenda posizionata con la porta verso il mare. La notte però purtroppo dev'esserci stato un black out anche della natura, perchè la deliziosa arietta era del tutto scomparsa, non una bava di vento. Dentro la tenda si grondava senza muoversi, e se aprivo anche di poco venivo divorato da decine di zanzare fameliche. Morale, anche la seconda notte ho dormito due ore. Ora, il giorno della partenza avevo quattro ore di sonno in due giorni, ero cotto ma non vedevo l'ora di partire sperando in un posto più fresco per la prossima notte. Arrivo al porticciolo dove un traghetto tipo chiatta trasporta persone, macchine e camion dall'altra parte del fiume. Dall'altra sponda riparte la strada sterrata verso Sadaani. Incontro al ferry un ragazzetto che mi si appiccica senza chiedere nulla e senza motivo apparente. Dice solo che lui aiuta sempre i muzzungu, prende con me il traghetto e dall'altra parte inizia a seguirmi dicendo che mi accompagna fino a Sadaani. Cerco di scrollarmelo ma non ho la forza di impormi e spero solo si stanchi lui. Fino a Saadani sono 80km e mentre attacchiamo la salitina che porta in cima dove parte la strada, penso che non capisco davvero che intenzioni abbia. Arriviamo in piano e dopo poco la solita ruota posteriore di blocca di colpo. Di nuovo come andando a Shimoni una delle borse posteriori si infila dentro i raggi. Riparto e di nuovo la ruota è storta..pare proprio non possa avere tregua con questi problemi tecnici. Il ragazzo di dice che li vicino c'è un meccanico e ripartiamo, ma la borsa che pareva essere in posizione rientra nei raggi. Guardo e analizzo e scopro che la stessa struttura rigida della borsa si è deformata facendola piegare con un angolo verso la ruota. Il ragazzo mi da la sua bici e lui prende la mia portandola a mano e con un braccio tenendo la borsa fuori da raggi, perchè ormai è letteralmente impossibile non farla entrare. Dopo poco arriviamo da quello che lui aveva definito un meccanico, ma che invece scopro essere suo fratello con altri amici in quelle che è il suo villaggio di nascita. Lascio la roba pesante e tengo solo i valori e con le bici voliamo giù di nuovo dal vero meccanico. Esce che questo non ha i raggi che servono, allora di nuovo col traghetto dall'altra parte da un altro meccanico. Torniamo dal primo che finalmente mi sistema la ruota e partiamo di nuovo verso il villaggio. Arriviamo da suo fratello e assieme escogitano un rudimentale sistema Africano per evitare che le borse entrino nei raggi. Finito il lavoro, li ringrazio calorosamente, ci scambiamo un infinita serie di "Stretta di mano Africana" e parto sempre col mio amico al seguito, che pare sempre volermi accompagnare e dice che dormirà li per poi ritornare il giorno dopo. Io un pò voglio scrollarmelo di dosso e gli dico che non serve, al che lui ridimensiona e dice che mi porta fino all'inizio della "strada principale". Siamo a poco dalla strada e la sella che già nei giorni scorsi aveva iniziato a muoversi si mette in posizione del tutto contraria a quella anatomica. Sono davvero stanco, un sonno mortale e non ne posso più degli imprevisti tecnici. Sistemo un pò la sella e mi rendo che gira perchè l'adattatore che entra nel tubo e che dovrebbe essere un pezzo unico è in realtà spezzato. Inoltre il tubo stesso si è piegato all'indietro sotto il mio peso. Altro pensiero va al mio caro amico di Mombasa, col suo sisi 4000km eccome, nessun problema!! Inoltre scopro di aver perso uno dei due guantini da ciclismo, vitali per ore di manubrio con tutte quelle sollecitazioni. Torniamo indietro qualche minuto e troviamo il guanto e penso che anche con la sella messa così voglio andare avanti, mi viene da vomitare al solo pensiero di tornare indietro. Il ragazzo però mi convince a tornare e stare da loro a dormire e mangiare tutti assieme in compagnia. La proverbiale insistenza Africana, e la mia stanchezza decidono per me e cedo, inoltre sono ormai le 16 e ha più senso riscendere per aggiustare la sella che andare soltanto fino al prossimo villaggio. Torniamo a casa sua, lasciamo tutto giù e rivoliamo al paese, traghetto di nuovo e siamo di nuovo a Pangani. Qui inizia un epopea di un paio d'ore in cui rimbalziamo mille volte da un meccanico all'altro perchè nessuno sembra avere un tubo e un adattatore per la sella. Un pezzo ce l'ha un meccanico e uno, forse, l'altro. Il ragazzetto si affaccenda di fronte ai letargici meccanici per smontare la sella. Chiede a me gli utensili, sia il ragazzetto che il meccanico, al che mi scappa più di una volta un "ma non è lei il meccanico? Avrete pure qualche attrezzo senza dover chiedere i miei no?". In tutto questo scopriamo pure che il portapacchi si è spezzato nel punto dove si avvita alla sella, al che inoltre dovremo fare una visita all'officina per farlo saldare. Sono sempre più incredulo e ormai sto davvero maledicendo il tipo di Mombasa che mi ha venduto la bici e ha messo un portapacchi non abbastanza solido. Con l'aiuto di qualche santo riusciamo a sistemare sia la sella che il portapacchi e ripartiamo. Mi faccio un conto e tutti i soldi che ho risparmiato dormendo l'ultima notte in tenda (5000 contro i 15000 della guesthouse) sono andati in riparazioni. Di nuovo traghetto, salita e siamo al villaggio. Io sono cotto, mi stendo sui letti all'aperto, coperti da un tetto di paglia mentre i ragazzi preparano la cena gentilmente offerta da me. Il cibo tuttavia è stupendo, in 5 a mangiare con le mani questo delizioso riso, fagioli e verdure con una fame che neppure mi rendevo conto di avere. La notte dormo divinamente, all'aperto, fresco e con nemmeno una zanzara, come aveva detto il ragazzetto al quale non avevo minimamente creduto tanto mi pareva impossibile.


Giorno SETTE

La mattina finalmente fresco e riposato mi organizzo la roba e parto, dopo altri mille saluti e scambi di numeri e contatti. Finalmente posso riprendere una certa costanza, l'aria è fresca e fortunatamente il cielo velato. Mi fermo al primo villaggio per un pò di frutta e verdura e parto deciso. Fino a Sadaani son 80km di sterrato, tempo ne ho pazienza anche, stiamo a vedere, posso sempre fermarmi in qualche micro villaggetto strada facendo. Pedalo facile, concentrato e i chilometri volano. Mi fermo a mangiare qualcosa, solito chapati e fagioli, qualche chiacchiera e foto con le gentili signore e riparto. Arriva il caldo ma non lo soffro tanto, solo cerco di mantenermi idratato. A un tratto compare sulla destra uno stagno, con palma a decorazione e mi viene in mente una cosa. Non manca molto per altri villaggi ma ho sete e voglio provare il mio super filtro in condizioni reali di sopravvivenza. Scendo con la bici fino al bordo dell'acqua. E' proprio bruttina, torbida, puzzolente, calda e piena di insetti morti che galleggiano sulla superficie. Mi chiedo se voglio davvero farlo, ma penso anche che se fossi in una reale emergenza non mi farei molti problemi, soprattutto perchè il filtro è proprio nato per queste emergenze. Preparo la fotocamera per riprendere questa follia, prendo il filtro e la sua sacca. Riempio la sacca dallo stagno e raccolgo quest'acqua marroncina calda. Collego il filtro, faccio un sospiro, chiudo gli occhi e inizio a "spremere" la sacca per far passare l'acqua nel filtro. Inizia ad uscire l'acqua, che con gran sorpresa a parte la temperatura è perfettamente neutra, cristallina e pura. Bevo con soddisfazione e la guardo uscire dal filtro letteralmente trasformata. Sono davvero soddisfatto sia dell'acquisto che del test. Riprendo il viaggio e in un altra ora arrivo ai cancelli del parco dove mi dicono che mancano circa trenta chilometri per Sadaani. Attacco l'ultimo pezzo e arrivo finalmente al villaggio dove però mi accoglie una sensazione come di inospitalità. Vado all'ufficio turismo per pagare l'entrata la parco e trovo confusione e idee poco chiare. Una impiegata mi dice che se passo soltanto non serve che pago, ma poco dopo smentisce il responsabile che mi dice che se non ho la ricevuta non mi farebbero uscire. Okay, pago, cerco una guest house e della frutta perchè ho bisogni di idratarmi. Trovo la guest house, mi sistemo, vado a rifocillarmi e volo con la bici scaricata dei bagagli al farmi un bagnetto alla spiaggia 5 km più in la. Il mare però è stranamente marron fango, forse per il fiume non lontano da li, e in tutta la spiaggia non si vedono animali, nemmeno scimmiette. Da commenti su internet e dalle foto che si vedono pareva che fosse facile incontrare animali la sera e la mattina presto. Torno alla guest house e cercando il coltellino svizzero scopro di non trovarlo e in un istante mi tornano alla mente le scene della riparazione che i ragazzi di Pangani mi hanno fatto, dove avevano usato il mio coltellino. Penso che prima di partire avevo ossessivamente guardato ovunque se avessi scordato qualcosa, ma nessuna traccia del coltellino, allora mi viene il sospetto che un pò l'abbiano fatto apposta di non ridarmelo quel giorno che ero così stanco sperando me lo scordassi. Ma non voglio allo stesso tempo pensare male e decido per la versione che avrei dovuto io chiederlo e assicurarmi di metterlo al sicuro. Decido il da farsi e penso che il coltellino è vitale e devo cercare di recuperalo ma ormai se ne parla domani. Vado a cenare e la sensazione di inospitalità viene confermata dalla proprietaria del ristornate, la quale con la sua amica non fanno che guardarmi mentre mangio e ridermi in faccia parlando Swahili. Provo a interagire ma non fa che peggiorare e farle ancora più ridere. Sono stanco e non è piacevole sentirsi fissato continuamente e deriso senza poter in nessun modo partecipare. Faccio notare che non è un bel modo di accogliere uno straniero e me ne vado. Scoprirò presto che non erano le uniche ad avere questo atteggiamento, ma pare essere un pò diffuso in tutto il villaggio, boh sarà il sentirsi fighi di vivere dentro un parco nazionale.


Giorno OTTO

ll giono dopo dopo smuovo mezzo villaggio per trovare un mezzo per volare a Pangani e tornare indietro ma pare impossibile perchè la notte aveva piovuto e la strada sterrata era allagata. Finalmente trovo un tizio che in macchina va a Pangani, perfetto!! Facciamo un primi 15 km e troviamo due primi laghetti che incrociando le dita attraversiamo. Poco dopo però troviamo la strada letteralmente diventata un fiume. Al centro ci sono cumuli di sassi per dei lavori in corso e l'unica zona usabile è piena d'acqua. Il tipo prova a passare ma la macchina si pianta, e dalla mia parte, quella più immersa inizia ad entrare acqua. Avanti di sicuro non si va, tentiamo di sbloccarla e fortunatamente riusciamo a fare retro marcia. Capiamo che l'unica è tornare a Saadani e prendere la sterrata che collega con 40km alla strada principale, proprio quella asfaltata stupenda che non ho scelto in favore della sterrata costiera. Lungo la strada circa e metà troviamo un altro fiume, con quantità di fango da sabbie mobili che riusciamo a passare solo grazie alla spinta di 10 ragazzi circa che ci fanno tornare sulla terra battuta. Ci metteremo in tutto circa 5 ore dalla mattina ad arrivare a Pangani, dove una volta li troverò il mio amico che aveva con se il coltellino e dice che l'avevo lasciato sul letto, dove sono certo non c'era nulla perchè avevo controllato maniacalmente. Lo saluto e riparto. Solito traghetto e poi un ora di attesa per il bus che mi porterò a Mkwaja a 30 km da Saadani. A Mkwaja è ormai scuro e in lontananza ci sono lampi di una temporale che sta per arrivare. Cerco un moto taxi e trovo fortunatamente un pazzo che si veste da vero motociclista con tutina integrale e che per 15 dollari accetta di portarmi a Saadani dove ho tutto nella guest house. All'entrata del parco passo 15 brutti minuti quando pare non ci facciano passare per l'ora, ma spiego la situazione e ci lasciano andare. Arrivo finalmente a Saadani stanco e sfibrato ma focalizzato nel partire presto il giorno dopo. E così sarà, la mattina dopo. Parto presto e mi godo il fresco della mattina e il silenzio nel parco. Avvisto qualche "pumba", qualche antilope e poco più, faccio foto e video e presto mi trovo al cancello d'uscita. La meta è Bagamoyo a circa 60km da Saadani e dal cancello in poi, a parte il caldo è un piacere pedalare con quel paesaggio stupendo. Villaggi, donne coloratissime che lavano i panni, bambini e un cielo e nuvole incredibili. In lontananza inizia a formarsi un temporale e dopo pochi chilometri ho qualcosa molto simile ad una visione.. L'ASFALTO!!! Non avrei mai pensato di provare gioia per quell'ammasso di bitume, ma dopo 180km di sterrato, fango, buche e sussulti, vedere quel tavolo da biliardo, perfetto e così sicuro mi fa scappare un sorriso. Mi fermo a mangiare evitando di pochi minuti una pioggia torrenziale che dura almeno un ora. Riparto e mi rendo conto che manca davvero poco a Bagamoyo, dove appena arrivato cercherò come da routine una guest house per sistemarmi e prepararmi per partire l'indomani per Dar, ma questa sarà un altra storia.