venerdì 13 aprile 2018

Apri la mente e cambia l'aria..

TUTTA QUESTIONE DI FIDUCIA

Immaginate di essere in bici, state pedalando. Si è fatto buio e ora l'unica luce che vi mostra la strada è la vostra torcia frontale. Siete nel cuore dell'Africa in Malawi, su una statale che costeggia l'omonimo lago e siete in ritardo a causa di una foratura e un ostinato vento contrario per tutto il tragitto. Al buio, in bici, in un paese Africano che conosci ancora poco. Che cosa fai? Beh, non so cosa fareste voi, e forse non so neppure cosa sarebbe meglio fare..so solo quello che ho fatto io: Fidarsi e affidarsi!! Alla vita, all'universo...avere fiducia nelle persone e nel bene. Un pò come nella Storia Infinita nella prova delle sinfgi: se passavi con un cuore timoroso, impuro, venivi fulminato all'istante. Se invece avevi un cuore puro, aperto, passavi indenne.

E' in situazioni come questa che si può davvero mettere alla prova la propria fede, la propria fiducia. E' facile farlo quando tutto già va come dovrebbe o cmq è abbastanza statico da non subire scossoni. Il vero banco di prova è quando ci si trova fuori dalla propria zona di comfort. Quando parlo di fede non intendo in nessun modo una fede religiosa.

Nessun dogma è stato coinvolto, esaltato o malrattato nella produzione di questo pensiero. 

Ciò che intendo è una fede laica, una fiducia che sa delegare. D'altrone, questa è una cosa che facciamo tutti continuamente. Non è forse fede quella che abbiamo nei confronti del nostro cuore di continuare a battere? E non è fiducia, o fede quella verso qualunque altra funzione del nostro corpo? Nessuno si preoccupa che lo stomaco digerisca, che il cuore batta e i polmoni ti permettano di respirare. Ci affidiamo alla vita che scorre in noi, deleghiamo questi compiti fondamentali con un atto di fede.

Ciò non significa tuttavia essere distratti e impreparati, dare per scontato che tutto debba sempre andare per il verso giusto. Avere un cuore puro significa non ricamare una storia, bella o brutta che sia, sopra le situazioni e le persone.

Procedo al buio per alcuni infiniti chilometri fino ad un gruppetto di case dove chiedo a delle persone dove sia la prima guest house, e mi rispondono a Uliwa a meno di 3 km. E così è stato, sono arrivato indenne al villaggio, e il pericolo più grande che ho corso, reso modesto dalla torcia frontale, erano le buche nella strada dissestata, tutto il resto erano solo proiezioni della mente.

UNA LUNGA GIORNATA RESA SPECIALE DAL SUPPORTO DELLA GENTE INCONTRATA

Oggi quindi è stata proprio una giornata intensa. Tuttavia a caratterizzarla, al contrario dei timori, sono state le relazioni umane e il supporto che ho ricevuto dalla gente locale. Dapprima uno stupendo incontro e una bella allegria e connessione con delle signore che vendevano dei frutti detti graviola.

Vedo una bambina sola sotto un albero al lato della strada che vende cinque frutti su un piattino argentato poggiato su uno sgabello. Mi avvicino e arrivano correndo due donne e altri bambini. Un interazione fatta quasi solo di sguardi e risate perchè loro non parlano ne Inglese ne Swahili e io non parlo il Chichewa, la lingua principale in Malawi. Tuttavia c'è una connessione profonda, rispetto e un mutuo aiuto.

Piccoli gesti, come tirarmi in qua al passare di un grosso camion, farmi notare che la zip di una borsetta sul canotto è aperta, offrirmi un quarto frutto che non avevo pagato. Come trovare una madre e dei fratelli che per brevissimi istanti si prendono cura di te. Stupendo fermarsi per comprare della frutta e ripartire commosso da tale connessione e bellezza..

Poi la foratura. Come spesso accade in Africa, da una statale prima vuota, venti persone tra cui molti bambini spuntano dai cespugli e vengono curiosi a vedere cosa combina lo strano bianco..tra questi un ragazzo in particolare che si prende la briga di aiutarmi...e sempre da quel "nulla", qualcun'altro sbuca con una bacinella piena d'acqua in cui immergere la camera d'aria per trovare il buchetto. Sono circondato da bambini e ragazzi, e tutti mi mandano in qualche modo il loro sostegno, fosse anche solo travestito da curiosità. Quella curiosità che a volte mi fa quasi incazzare, inopportuna e impudica, ma che molto spesso si trasforma in aiuto e sostegno quando ne ho più bisogno. Dura dire che sono qui da solo, come diavolo potrei mai dirlo?? Quando alcuni locali, o altri viaggiatori mi chiedono "ma come fai qui da solo??" Gli rispondo.."ma io non sono solo, ora per esempio sono con te" e non è davvero solo un gioco di parole o uno scherzetto..è la pura verità.
E' molto più deleterio essere "soli" con se stessi e i propri pensieri..chiusi a chiave nella scatola cranica, piuttosto che essere soli ma aperti all'esterno.

PRIMO IMPATTO IN MALAWI

Dunque al mio primo giorno in Malawi, arrivato a Karonga dopo 91km direttamente dalla Tanzania, già testavo l'accoglienza e il supporto della gente locale.
In un piccolo negozietto di alimentari e articoli per la casa compravo una scheda sim locale, ma avevo bisogno di aiuto per capire questo nuovo gestore come funziona per la connessione dati. La proprietaria mi indica un ragazzo, cliente anche lui, che mi può aiutare. Questo come fosse la cosa più normale del mondo si dedica a me al cento per cento seguendomi in tutte le fasi dell'attivazione della scheda. La procedura è in realtà molto facile, ma spesso le schede sono impostate nella lingua locale. Gli prometto una bibita per il disturbo e appena ho la connessione in funzione mi metto a cercare un posto dove dormire. Trovo alcuni nomi e il ragazzo, ora assieme ad un amico che si è aggiunto, si propone di portarmi a vederli e poi decidere. Ci avviamo, io con la mia bici e loro con una bici sola. Passiamo in rassegna due posti, che per prezzo e posizione troppo isolata non scelgo, fino ad approdare in un resort un pò costoso ma con ristorante e vicino al villaggio. Offro anche al secondo ragazzo una bibita per ringraziarlo del tempo e della pazienza (diciamo pure della scorta) ma ringrazia e rifiuta dicendo che gli amici del suo amico sono come fossero anche amici suoi e che quindi basta il gesto. Questa è lealtà, integrità morale, forza d'animo e apertura. Curioso trovare queste qualità in un comune ragazzetto del Malawi, quando spesso, certo non sempre, dalle mie parti è più facile trovare invece una certa barriera e diffidenza non sempre facile da penetrare.

Così dopo pochi giorni in Malawi, l'universo mi sta dando segni di fratellanza anche qua, di unione e muto sostegno.
Oggi è il quarto giorno pieno dal mio arrivo. Mi sto allontanando dal confine e sto penetrando nel tessuto sociale e nel territorio.

Mi sveglio e vado a far colazione in una capannetta a fianco alla guest house. Porridge di riso, tè e un dolcetto simile agli scones Inglesi, cioè una specie di pane dolce.

Conosco Po, un giovane di Karonga che vive e lavora per una compagnia elettrica tra Muzuzu e la zona in cui ho dormito. Diventiamo subito amici, ci facciamo qualche foto e ci scambiamo i numeri. E' felicissimo e onorato di conoscermi e lo sono pure io. Mi riaccompagna verso la guest house e intanto chiacchieramo. Li vicino ci sono i suoi colleghi che fanno colazione con delle patate fritte e mi presenta un suo collega e caro amico. E' quasi impossibile qui in Africa non farsi degli amici. La parola d'ordine è come sempre gentilezza e rispetto, il resto vien da se.

UN ANGOLO DI PARADISO..

Torno alla guest house faccio il bagagli e riparto.

Oggi non c'era vento, la strada era abbastanza piana, ma proprio non riuscivo a pedalare.

Il fatto è che c'era troppa bellezza, quasi da far male. Il lago a sinistra, quasi sempre visibile attraverso le zone più brulle e pianeggianti - La presenza dell'acqua è sempre magica e confortante. A destra le montagne, verdi, rocciose, stupende, con alcune cascate visibili in lontananza. Il classico cielo Africano, con le nuvole attaccate come adesivi su un azzurro intenso e con altre nuvole a "spennellata" sopra le montagne. L'aria tersa, che dona al paesaggio una visibilità cristallina in cui i colori diventano saturi e quasi palabili. In tutto questo anche i colori dei vestiti Africani e soprattutto, la gentilezza e dolcezza degli abitanti. Qui a differenza dalla Tanzania la gente non ti bada molto in principio, ma quando la saluti si scioglie in sorrisi e manifestazioni d'affetto che pare quasi essere amici da tempo. Risultato, pedalo al minimo, ciondolando lungo la strada semideserta d'auto, ma piena di bici e persone che camminano, salutando quasi tutti e con un sorriso ebete in faccia incredulo di cotanta bellezza. Qui in questa zona, il Malawi è un piccolo paradiso. Le casette deliziose, la vita semplicissima e la domanda che ti viene da farti è se davvero c'è bisogno di complicarsela con il famigerato "progresso". Le risposte certo non sono così facili, non conosco i problemi di questo paese e non sto semplificando, ma la sensazione è che qui ci sia davvero qualcosa che tutti noi nei nostri paesi così sviluppati non sappiamo trovare e forse capire.

Mi godo dunque il percorso sperando di non arrivare mai e scattando milioni di foto e video. Arrivo al resort che dei cari amici Italiani, esperti di Africa, mi hanno consigliato e vengo completamente trafitto dalla bellezza di questo angolo di paradiso. Un gigantesco albero secolare ai piedi della spiaggia, con più tronchi che si uniscono in un enorme ombrello di foglie, fa ombra alla struttura moderna ma sobria. A fianco all'albero alcuni lettini in legno e poco sotto, sulla sabbia a pochi metri dall'acqua, un ombrellone di pagla intrecciata inserito in un tavolo esagonale con le panche per sedersi. Già mi vedo, dopo un bel lungo bagno, a fare mio questo tavolo in cui mangiare e dedicare del tempo ai racconti di viaggio, ed è infatti esattamente ciò che sto facendo in questo istante.
Grazie Malawi per tutto questo e come sempre grazie Mamma Africa!!

martedì 10 aprile 2018

Tanzania, lezioni e incontri straordinari..


Pare impossibile, ma anche se in ritardo rispetto la mia tabella di marcia, sono già in Malawi e già vedo allontanarsi questo pazzesco periodo in Tanzania..
All'inizio del viaggio eri solo un paese da attraversare sulla cartina, e oggi hai per me il sapore di casa con innumerevoli amici e almeno tre famiglie acquisite.
La nostra relazione l'anno scorso era iniziata un pò bruscamente tra il furto di Bagamoyo e il sequestro in taxi a Dar es Salaam. Ti eri già rifatta con il periodo a Zanzibar, ma seppur si dica che è lo stesso paese, in realtà sono quasi due mondi separati e quindi forse non conta. Quest'anno, al ritorno da Zanzibar infatti molti mi mettevano in guardia proprio su questo, dicendo che la Tanzania della terra ferma è pericolosa e non ha nulla a che vedere con Zanzibar. Ma si sa, il luoghi comuni e gli stereotipi si allungano come ombre sopra la ragione e creano fantasmi e giudizi irreversibili. Io, in barba a chi mi sperava di infettarmi con le proprie paure, avevo ben in mente di tornare a Bagamoyo dove avevo lasciato la bici. Quel posto, in qualche modo aveva ancora il sapore di quella notte sfortunata. Tornare significava mettere in dubbio quel giudizio, quel ricordo e darmi la possibilità di sovrascriverlo. Dopotutto, non è certo agli altri che facciamo un dispetto se proteggiamo le nostre paure, i nostri pregiudizi. E' solo a noi stessi che generiamo un nuovo limite, una nuova catena. "Non fare questo e quello che potresti pentirtene" ecco il grillo parlante, appunto parlante e non pensante, che ci avverte di rispettare le nostre paure, le nostre catene e di identificarcisi con esse.

STEREOTIPI

Nell'universo dei giudizi c'è spesso qualcosa di ironico, di scaramantico e recitato quasi come un mantra. Zanzibariani che mettono in guardia contro i mostri  della Tanzania continentale, Tanzanesi che dicono quanto il Malawi sia povero..ma povero rispetto a chi, a cosa? Ho visto molta povertà in Tanzania, come anche molta gente che possiede un conto in banca e preleva soldi qui a Karonga in Malawi. Senza contare che spesso in questi paesi per quanto poveri, cibo rifugio e famiglia non mancano quasi mai e con loro non manca la benefica allegria Africana. Dipende da dove vivi, cosa fai, chi sei, dalle contingenze della tía vita e da come le affronti, e non dal nome del paese che hai sul documento e dal pregiudizio che ti viene affibiato.
Un Malawese che ho incontrato in Tanzania e che vive li da un certo tempo, dice che li c'è molta violenza, cosa che onestamente proprio non direi.
Un amico Inglese che sta viaggiando anche lui in Malawi mi ha messo in guardia sull'epidemia di Colera che ci sarebbe qui a Karonga, ma chiedendo ai resort dicono che c'era almeno un mese fa e che ora è stato debellato..
Opinioni, idee, giudizi, preferenze, precauzioni esagerate..cosa diavolo è che si intromette tra noi e la percezione della realtà e che ci previene dal vedere le cose per quelle che realmente sono, senza cucirci sopra una storia? Viaggiare con questo sistema sempre attivo è un mancato incontro, è come essere ciechi e doversi basare sull'intepretazione degli altri per vedere il mondo.
Poi ancora, gente in Tanzania che si stupiva e inorridiva per il fatto che fossi passato in bici attraverso il parco nazionale Mikumi per il pericolo degli animali. Come se gli animali non avessero altro da fare che osservare la statale dove, tra l'altro, passano continuamente giganteschi tir, sperando di incontrare il primo sprovveduto da usare come spuntino. Ci vuole buon senso in tutto ciò che si fa, ma anche coraggio di vivere fuori dai pregiudizi, dalle paure e saperli affrontare e mettere in discussione, se questi arrivano a limitare la nostra libertà. Se avessi aderito a quelle paure, avrei dovuto trovare una strada alternativa al parco, cosa e difficile e forse impraticabile, visto che è la statale principale che connette la regione di Morogoro a quella di Iringa.

UNA SECONDA POSSIBILITA'

È in virtù del vedere la realtà per quello che è senza raccontarsi e raccontare storie che sono felice e fiero di aver vissuto le due esperienze di furto e sequestro l'anno scorso, perchè se ora dico la mia su questo paese non è l'opinione di un fortunello immacolato che parla di pace e amore, no, è l'opinione di uno che le mani nel fango ce le ha messe e che ha vissuto la realtà e non solo una favola incantata.
La Tanzania è un paese meraviglioso, fatto di persone pacifiche e ospitali, che il più delle volte si toglierebbero il pane dalla bocca per darlo all'ospite. Ma ma come dappertutto nel mondo, in certe condizioni, certe persone scendono a compromessi fino a mettere in discussione il rispetto per se stessi e per gli altri, il che è il terreno fertile sul quale può nascere un atteggiamento ostile o un azione  criminale.
E' cercando protezione da questi scenari che l'ombra di stereotipi e pregiudizi è sempre pronta ad allungarsi su di noi, ma allo stesso tempo dipende da quanto il nostro sole interiore perde di forza e ci lascia cadere nelle tenebre. Il tramondo del nostro sole è la vittoria delle ombre che si estendono su tutto il nostro mondo.
Pianificando il viaggio non ho mai avuto neppure un istante di incertezza al pensiero di tornare a Bagamoyo, dove ero stato derubato la prima volta l'anno scorso, evento questo che aveva causato la fine del mio viaggio in bici.
Volevo saper dare una seconda possibilità, così come si dovrebbe saper fare con le persone. Il giudizio lapidario, non dando speranza, non fa altro che spingere quelle persone a ripetere lo stesso atteggiamento, sapendo tanto che il giudizio è già stato emesso e non è sindacabile. Ma la vita è molto più complessa e imprevedibile. Bianco e nero non esistono in natura, ma solo infinite sfumature di questi.
Ecco dunque che tornando a Bagamoyo ho potuto sovrascrivere quelle emozioni, quei momenti e opinioni che mi ero creato su quella cittadina e forse, generalizzando, pure suli abitanti della Tanzania continentale.

UNA NUOVA CASA..

E' passato più di un mese dalla partenza del viaggio in bici da Bagamoyo. Innumerevoli facce, amici e luoghi in cui mi sono sentito a casa, seppur per poche ore, si avvicendano nella mia mente se ripenso a questo periodo volato così rapidamente. Volato si, ma anche sofferto, vissuto e sentito nelle viscere e nel corpo prima bruciato dal caldo e dal sole della regione costiera, poi messo a dura prova sulle infinite salite e discese in continua sequenza delle regioni interne.
Alternanza di forza e debolezza, altalena di alti e bassi emotivi. Da una parte la solitudine e il salto culturale, dall'altro l'entusiasmo che il corpo in movimento produce, la scintilla che scoccava così faticosamente ma che quando arrivava generava la propulsione necessaria al movimento.

Tanzania hai avuto il difficile compito di svezzarmi, di farmi le spalle, prendendomi da sognatore con un progetto ambizioso ma coi piedi d'argilla, rendendomi ora un viaggiatore consumato, sporco e contaminato con la cultura locale. Non solo contaminato ma pure intrecciato con la vita di molte persone, come le mie quattro stupende famiglie che ho acquisito, o forse meglio, dalle quali sono stato adottato lungo il cammino.

La famiglia Maasai a Mlela, conosciuta tramite Ryan, un Maasai di origine Kenyota che ha una parte della famiglia in Tanzania dove vive in questo momento.
La famiglia di Ebiath a Nyororo, che ho frequentato per un paio di giorni e con la quale ci sono possibili progetti aperti.

La famiglia di zia Flora a Chimala, donna d'acciaio con una vita straordinaria alle spalle e che ospita vari orfani a casa sua come fossero figli suoi. E infine la famiglia del fratello di zia Flora a Mbeya, dove ho particolarmente legato con la figlia Attu.

Intrecciato pure per brevi attimi con perfetti sconosciuti o cosi presunti, quando spesso mi sono perso per alcuni infiniti istanti nello sguardo di un bambino, di una bambina o anche di un vecchio mentre pedalavo. Lo sguardo dei bambini e dei vecchi è molto simile..forse perchè le maschere che portano iniziano a cadere nel caso dei vecchi e non si sono ancora formate nel caso dei bambini. In quegli occhi ritrovo me stesso, ritrovo tutte le persone care che abbia mai conosciuto e per alcuni istanti, mi sento a casa.
Tanzania mi hai saputo stupire fino all'ultimo, con l'incontroa Tukuyu dell'anziano signor Mwaipopo, una delle persone più dolci e tenere che abbia mai incontrato e che in brevissimi istanti mi ha reso partecipe del suo mondo e della sua vita tanto quanto un parente stretto.

NUOVO SALTO, NUOVO INIZIO DALLE BASI..

Ma ora è il momento di salutarci e scoprire cosa mi aspetta nel resto del viaggio.
La Tanzania, che all'inizio veniva ancora un pò coperta da una certa malinconia di casa, è diventata lei ora quel sapore di casa che qui in queste prima ore sento restarmi in bocca, e che mi fa provare una certa malinconia.
So bene però che non è vera malinconia ma paura dello sconosciuto mascherata da malinconia. Entro in un nuovo paese Africano, che non ho mai visto prima e dei quali cittadini non ho esperienza diretta. Cosa mi riserverà questo attraversamento?
Come sarà la mia esperienza?
Saprò sentirmi a casa anche qui come in Tanzania?

Un altro paese, con altri costumi e lingue, un sapore che ancora non conosco e non so se mi piacerà.
Poi ripenso a cosa voglia dire "paese", "cultura", "costumi" e a come sotto sotto le basi siano le stesse. L'abitante del Malawi è si diverso da quello della Tanzania, ma è pur sempre Africano, e allargando la visuale è sempre umano. Ecco, qui in Malawi riparto da questo, dalle basi ancora una volta e da ciò che c'è in comune, non dalle differenze. Sarebbe come usare una pietanza per insaporire il sale e non viceversa. Le differenze appunto sono come il sale, ma è la sostanza ciò che conta.

Per la nostra mente tuttavia un nuovo paese è un luogo ignoto. La missione dunque è coltivare quell'ignoto, farci amicizia, fecondarlo, entrare in esso e lasciare che esso entri dentro di noi. Penetrare l'oscurità dove nascono mostri e illuminare quel buio con la luce della nostra coscienza vigile, attenta e curiosa..come un faro che illumina la notte e mostra il cammino dipanando le ombre.

mercoledì 4 aprile 2018

Alla ricerca di Mwaipopo...

Breve storia del giorno:
"Alla ricerca di Mwaipopo.."

Prima di tutto si lo so non scrivo da secoli e vorrei fare un post dedicato a questo stupendo periodo in Tanzania..si perchè, rullo di tamburi.....già domani sarò in Malawiii!!!

Ma torniamo alla storia..
Dopo circa 50 km arrivo a Tukuyu, qui è dove Attu, la ragazza della famiglia che mi ha ospitato a Mbeya tre notti, mi ha raccomandato di fermarmi per essere ospitato da sua sorella e suo marito pastore protestante. Loro sanno già che arrivo e mi stanno aspettando. Seguo le indicazioni e nomino il pastore che pare essere conosciuto da tutti. Mi viene indicata la strada e vengo accompagnato da un ragazzetto che mi porta alla soglia della porta di una casa. Esce una signora alla quale chiedo se qui abita "Mwaipopo" e annuisce, nel frattempo un signore molto anziano si affaccia all'uscio della porta, invitandomi ad entrare. Mi indicano dove mettere la bici, entro e mi accomodo su uno dei tanti divani del soggiorno. Una ragazza molto giovane intanto mi serve del tè. La signora è taciturna e guarda un programma alla tv, Il vecchietto invece è davvero socievole. Mi presento aspettandomi che mi riconoscano, ma il signore, incuriositò del perchè conosco il suo cognome, mi chiede gentilmente chi mi ha indirizzato li da lui. Gli nomino Attu e la famiglia di Mbeya ma a lui nessuno di questi suona familiare. Gli mostro la foto di gruppo e per qualche istante sembra illuminarsi per poi dirmi che non conosce queste persone. Gli mostro il messaggio di Attu, lui lo legge in un ottimo ma lentissimo Inglese e quando arriva a "Pastor Mwaipopo" si accende e mi spiega che lui si è Mwaipopo, ma non è IL Pastore Mwaipopo che invece conosce e sa anche dove vive. Capiamo l'inghippo e il mio pensiero va subito all'ospitalità e alla fiducia che questo signore mi ha concesso senza conoscermi. Ormai ho il mio tè fumante in tazza e per non sciupare l'incontro seppur fuori programma, mi predispongo a socializzare. Lui mi racconta subito che l'evento è curioso soprattutto perchè la notte scorsa ha fatto un sogno in cui riceveva una visita da uno straniero da un altro paese, e con gli occhietti vispi si gongola del fatto che sia successo veramente. Mi racconta stralci della sua vita e poi mi dice di avere 84 anni.
E una persona dolcissima, sveglio e parla un ottimo Inglese, e infatti mi racconta di averlo insegnato per molti anni.
E' visibilmente felice di avermi li e mi chiede di firmargli un libro dei visitatori. Lo faccio volentieri e poco dopo gli porgo anch'io il mio diario in modo che possa fare lo stesso. Facciamo un foto assieme e poco prima di partire dice che mi vuole mostrare la casa, e pure la stanza degli ospiti dove, se voglio, la prossima volta che passo di qui posso soggiornare.



Mi porta a spasso per la casa tenendomi per mano, mostrandomi ogni dettaglio fino anche in bagno, la doccia, il wc e il lavandino. Mi mostra la stanza degli ospiti e per ultima la stanza sua e di sua moglie. In maniera molto dolce mi dice qualcosa del tipo "e questo è il mio letto, dove, quando sarò molto malato e prossimo alla morte, potrai venire a pregare per me". Mi sciolgo come burro al sole, e nel ringraziarlo per il calore della sua ospitalità e apertura cerco di trattenermi per non perdere acqua dagli occhi. Gli dico quanto questo mi riempia il cuore e pure mi stupisca per cotanta fiducia. Lui dice che col tempo ha imparato a riconoscere le persone e a "sentire" se chi ha davanti ha buone intenzioni e se ha il cuore puro. Il mio stupore tuttavia non diminuisce e so di non aver parole abbastanza efficaci per dimostrare la mia gratitudine. Torniamo al soggiorno dove saluto la moglie, ora davvero calorosa e che mi ribadisce quanto siano felici di avermi conosciuto. Ci salutiamo e mi avvio, un ragazzo mi accompagnerà dal "Mwaipopo" giusto ma il ricordo di quell'incontro mi colorerà le ore successive.